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OSPITELa fretta cattiva consigliera e la scorciatoia pericolosa

13.11.16 - 21:43
Simone Boraschi, Consigliere comunale PLR Caslano e segretario dei Giovani Liberali Radicali Ticinesi
La fretta cattiva consigliera e la scorciatoia pericolosa
Simone Boraschi, Consigliere comunale PLR Caslano e segretario dei Giovani Liberali Radicali Ticinesi

Sono passasti più di 5 anni da quanto, nel marzo del 2011, l'incidente nucleare di Fukushima ha mostrato ancora una volta la pericolosità dell'energia nucleare. Sulla scia di quel disastro, il Consiglio federale ha deciso di modificare la propria strategia energetica, decretando l'abbandono progressivo del nucleare entro il 2050. Malgrado le buoni intenzioni, non tutti i partiti politici hanno ritenuto gli sforzi sufficienti. Infatti, i Verdi hanno lanciato l'iniziativa per l'abbandono più veloce del nucleare, sulla quale siamo chiamati ad esprimerci il prossimo 25 novembre. L'iniziativa si dimostrata tutt'altro che malvagia. L'abbandono dell'energia nucleare deve essere una priorità del nostro paese per i decenni futuri, nei quali si dovranno garantire forme energetiche rinnovabili alternative al nucleare e, al tempo stesso, la sicurezza dell'approvvigionamento per la popolazione. Ma un abbandono dell'energia nucleare deve essere pensato e attuato in maniera lungimirante, intelligente e tenendo conto del bisogno di energia del nostro paese. Pensare di chiudere tutte le centrali nucleari entro il 2029 (di cui 3 sulle 5 attuali entro l'anno prossimo) è qualcosa di impensabile e controproducente per il nostro paese. Attualmente, con il nucleare si produce quasi il 40% dell'energia totale di cui necessita la Svizzera e le energie rinnovabili non sono oggi come oggi in grado di sostituire la mancanza che si verrebbe a creare. L'energia eolica e quella solare, per non parlare di quella derivante da biomassa e dalla geotermia, non sono riuscite espandersi come si pronosticava e il lieve incremento del loro utilizzo (di pochi punti percentuali sull'arco dell'ultimo decennio) ne è la riprova.

Detto ciò, si può tranquillamente capire come la Svizzera dovrà importare gioco forza l'energia mancate dai paesi limitrofi come Germania e Francia, determinando così una dipendenza energetica da questi due stati. Inoltre, l'energia importata rischia di essere prodotta ancora con la stessa energia nucleare che la Confederazione vuole eliminare (basti vedere il caso della Francia, dove il 77% dell'elettricità prodotta è fatta mediante la scissione dell'atomo. Anche la vicina Germania non produce "meglio": ha infatti una produzione energetica che dipende per un 42% dal carbone e per un 20% dal nucleare, tutta energia proveniente da fonti non rinnovabili). Quindi, oltre al danno arriverebbe anche la beffa di una energia pulita, ma solo all'apparenza.

Oltre a essere troppo precipitosa, l'iniziativa non tiene conto delle mosse già attuate dal governo. Il Consiglio federale si è già mosso nella giusta direzione e nel corso del 2013 ha presentato un primo pacchetto di misure pro energie rinnovabili e limitanti per il nucleare. Tra le diverse misure c'è anche, oltre il divieto di costruire nuovi reattori e l'obbligo di continui controlli alle centrali nucleari, anche diverse misure volte a incrementare l'efficienza energetica e a potenziare le energie rinnovabili. Solo per citarne alcune sono previsti contributi di investimento per i gestori di impianti fotovoltaici di piccole dimensioni; è previsto un maggiore sostegno alle grandi centrali idroelettriche esistenti, pilastro del nostro sistema energetico e che contribuiscono con il 60% alla nostra produzione di energia. Non vanno poi dimenticati gli incentivi fiscali per il risanamento degli edifici (che permettono a chi vuole risanare la propria casa riducendo il consumi di detrarre diversi costi previsti nelle opere) e il Programma edifici (che mira a ridurre il consumo energetico e le emissioni di Co2 delle strutture presenti sul nostro territorio, finanziando parte dei lavori relativi all'efficienza energetica). Oltre a queste misure, il Consiglio federale ha sottoposto alle due camere un nuovo progetto di legge sulle reti elettriche, al fine di accrescerne l'efficienza. Una migliore rete di distribuzione permette di avere meno sprechi e una gestione migliore delle nostre energie.

Tutto questo a dimostrare come il Governo e il Parlamento hanno a cuore la questione e non sono rimasti con le mani in mano. Per questo, l'iniziativa sull'abbandono, troppo precipitoso, del nucleare appare ancora di più controproducente per il nostro paese, già incamminato da qualche anno verso un abbandono, intelligente, dell'atomo. Ma la strada da percorrere è ancora lunga e le scorciatoie possibili riservano solo incognite, pericoli e forse danni per un paese che si vuole distaccare in modo tanto rapido, ma altrettanto sicuro, dall'energia nucleare.

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