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L'OSPITEParc Adula: comunicati "architettati" e disinformazione!

13.10.16 - 08:51
Stefano Fraschina, Presidente Movimento No Parc Adula
Parc Adula: comunicati "architettati" e disinformazione!
Stefano Fraschina, Presidente Movimento No Parc Adula

“La zona periferica è regolata da cosiddette norme programmatiche. Ciò significa che i Comuni sono tenuti a orientarsi a tali norme programmatiche nelle loro pianificazioni e nei loro progetti riguardanti la zona periferica, procedendo anche a una ponderazione degli interessi con riferimento all’intero progetto. In particolare le utilizzazioni nella zona periferica non devono ostacolare o compromettere il libero sviluppo della natura nella zona centrale; nel limite del possibile tali utilizzazioni lo devono addirittura favorire (funzione cuscinetto della zona periferica). Nella zona periferica si applicano numerose norme della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni (accanto alla LPN e all’OPar della Confederazione, in particolare anche la legislazione federale e cantonale sulla pianificazione del territorio, ma anche quelle riguardanti l’agricoltura, il traffico ecc.). Queste leggi sono e rimangono invariate e vanno direttamente applicate (p.es. la legge edilizia dei singoli Comuni). Questo principio per la zona periferica vien ancorato anche nei Piani direttori cantonali e diventa vincolante per tutte le autorità dopo l’approvazione da parte del Consiglio federale.”

“Al più tardi due anni dopo l'inizio della prima fase d'esercizio sono disponibili concetti di gestione per tutti gli alpi che presentano delle strutture aziendali nella zona centrale. Modifica dei perimetri di pascolo e dei concetti di gestione

Durante l'esercizio del parco l'obiettivo è diminuire i perimetri di pascolo, che occupano circa un quarto della superficie della zona centrale (situazione iniziale), e ridurli a lungo termine al 15%.

Se un alpe non è caricato per due anni consecutivi, bisogna verificare il concetto di gestione e se necessario adeguare la convenzione di cooperazione.

Dall'inizio della prima fase d'esercizio possono essere utilizzate esclusivamente le superfici di pascolo indicate nell'allegato C. Ampliamenti delle superfici di pascolo e dei carichi normali sono esclusi. I proprietari sono indennizzati per le future riduzioni delle superfici di pascolo o del carico normale, i gestori per le future riduzioni del carico normale.” “Superficie forestale sotto il limite del bosco (art. 16 cpv. 3 OPar)

A medio e lungo termine devono essere garantite sufficienti superfici forestali di qualità soddisfacente sotto il limite del bosco. Le superfici al momento mancanti possono essere ottenute attraverso l'ampliamento della zona centrale o la rinuncia al pascolo di superfici forestali potenziali. L'obiettivo per la prima fase d'esercizio è definire 3 km2 di superfici forestali supplementari o superfici sulle quali il bosco può svilupparsi spontaneamente (superfici potenziali). Misure concrete, rispettivamente singole tappe del necessario ampliamento della superficie forestale al di sotto del limite del bosco sono fissate nell'accordo programmatico quadriennale e adattate agli altri utilizzi nella zona centrale.”

Questi pochi ma significativi paragrafi, sono contenuti nella “Seconda Charta” del tanto discusso Parc Adula. Un progetto che al momento, vive di “comunicati stampa precotti ed architettati ad arte” da svariati enti ed associazioni. Comunicati che nella maggior parte dei casi non beneficiano certo di un sostegno unanime, ma cosi è certamente meglio far credere… Non ci tengo ad entrare in polemica su questi aspetti, anche perché non porterebbe a nulla. Resta il fatto che dopo aver sperperato oltre una decina di milioni in carta (la prima versione della Charta rimandata bruscamente al mittente, la seconda farcita di innumerevoli compromessi che danno l’esatta dimensione dell’inadeguatezza di Parc Adula e di tutti i rischi e punti deboli che inevitabilmente si presenteranno), questo progetto non convince assolutamente! Studi, calcoli su indotti che per il momento esistono solo per Fabrizio Keller & Co., progetti sui muri a secco, sulle formiche, affissioni di targhe sulle curve del S. Bernardino, trekking delle capre (…), e chi più ne ha più ne metta!. Insomma, Parc Adula dovrebbe risultare la panacea di tutti i mali di una Valle che, stando ai promotori, sta lentamente morendo, svuotandosi di contenuti e progettualità. Pur di vendere un marchio,tutt’ora a scatola chiusa e privo di qualsiasi certezza, promettendo “mari e monti”, si procede ad una campagna a senso unico che scredita inesorabilmente tutto ciò che fino ad ora, con molta fatica, si è difeso ed ottenuto! La storia, la cultura la libertà di poter decidere liberamente del proprio futuro, senza vincoli e restrizioni in nome di chissà quale astratto concetto di sostenibilità, l’autonomia e l’autorità dei Comuni, la volontà di farcela con le forze e le risorse a nostra disposizione, portando a termine progetti ben più importanti di quelli contenuti nella Charta di Parc Adula! Questi sono fondamentali concetti, per noi imprescindibili! Perché ricordiamoci molto bene che, se malauguratamente questo progetto dovesse vedere la luce, nulla sarà più come prima, ed al contrario di quanto esternano i promotori, disinformando la popolazione, molto difficilmente si potrà tornare indietro, ed il prezzo da pagare sarà salatissimo! Il Signor Keller dice che i contrari a Parc Adula voteranno “di pancia”… Noi ci aspettiamo che la popolazione si esprima tenendo in considerazione il rischio reale di perdere libertà, autonomia e progettualità! Si, perché di progetti in cantiere ce ne sono e parecchi. Il nostro territorio, un patrimonio tanto meraviglioso ed unico quanto ricco di potenzialità, non va ne sminuito ne vincolato ad un progetto basato su concetti protezionistici ad oltranza, che ripetono come un mantra il termine “sostenibilità”, un termine che alla resa dei conti, non risponde certamente ai legittimi dubbi e timori della cittadinanza! Le motivazioni per bocciare Parc Adula sono sicuramente più solide delle promesse a scatola chiusa, della miriade di comunicati stampa architettati ad arte dai promotori, e di un concetto astratto, teorico e privo di qualsiasi certezza! Inoltre, la cantilena “…proviamoci, in fondo sono 10 anni, se ci accorgiamo che i risultati non saranno positivi o non risponderanno alle aspettative, possiamo fare marcia indietro…”, orchestrata da promotori e simpatizzanti, è più che sufficiente per comprendere ed individuare la fragilità e la pericolosità di questo progetto!

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