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L'OSPITECon le illusioni non si mangia…

24.09.16 - 07:00
Sinue Bernasconi, membro Giovani liberali radicali ticinesi
Ti-Press
Con le illusioni non si mangia…
Sinue Bernasconi, membro Giovani liberali radicali ticinesi

La Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale disattende il mandato del Popolo, funamboleggiando pur di garantire una soluzione euro-compatibile e scongiurare un eventuale decadimento in blocco dei Bilaterali I (scenario che – credetemi – nemmeno Blocher auspica). Piaccia o no, l’impeto del 9 febbraio va però tramutato seriamente in legge. Per rispetto della volontà popolare – ovviamente – ma anche perché quanto richiesto dall’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” dà compito al livello istituzionale pertinente, quello federale, di legiferare negli ambiti di migrazione e lavoro.

Tramite l’iniziativa cantonale “Prima i nostri!”, l’UDC ha voluto creare una sorta di clone (mal riuscito) del 9 febbraio. Lo scopo di tale doppione? Puro e semplice marketing politico. Perché ciò che chiede l’iniziativa potrà essere attuato soltanto in sede federale visto che tocca dei campi che sono di competenza della Confederazione. Altrimenti tanto varrebbe raccogliere 7’000 firme per diventare la Repubblica autonoma del Cantone Ticino, con tanto di muraglia (ti)cinese ai confini. Ma l’aspetto più riprovevole è che quest’operazione d’illusionismo a fini elettorali venga compiuta con la massima consapevolezza che si stiano generando false speranze in persone che, giorno dopo giorno, vivono la frustrazione e l’umiliazione dell’assenza della colonna portante della dignità umana: un lavoro che permetta di vivere decorosamente.

Lo si fa per opportunismo politico, per guadagnare fette di elettorato. Lo si fa per affermare esibizionisticamente che al tandem UDC-Lega stanno a cuore i Ticinesi, e che – insomma! – siamo o non siamo padroni a casa nostra? Lo si fa per attivare i propri frame, i propri mantra politici; oltre che per tenere occupato l’avversario. Questo processo è spiegato in modo illuminante dal Prof. di Scienze cognitive e Linguistica dell'Università di Berkeley, George Lakoff, nel suo libro “Non pensare all’elefante!”. L’essenziale è che media e popolazione parlino in permanenza dei propri frame. Non importa se le proposte siano sensate, se la critica ne parli bene o male. L’importante è che la gente ne venga pervasa e, contemporaneamente, che le energie dell’avversario politico vengano man mano prosciugate, impedendogli di convogliarle in progetti più propositivi.

Benvenuti dell’era della post-verità, un’epoca in cui i fatti contano poco (o niente). Meglio cavalcare le emozioni della gente, fornendo pseudo-soluzioni allettanti e di facile comprensione. Ma l’aspetto più agghiacciante è che se uno slogan, stuzzicante quanto illusorio, si propaga di giornale in giornale, di bocca in bocca, di mente in mente, chi può dimostrare che esso non divenga infine… realtà? In questo contesto diventa difficile – se non impossibile – distinguere un miraggio ingannatore dal fatto concreto. Quel “Prima i nostri!” tanto stuzzicante saprà sedurre la maggioranza dei Ticinesi? È probabile. Sappiate però che state votando un’illusione. E con le illusioni non si mangia, nemmeno se appetitose.

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