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L'OSPITELa formazione dei giovani e la realtà della scuola ticinese

08.08.16 - 17:17
Giulio Rezzonico, studente
Tipress
La formazione dei giovani e la realtà della scuola ticinese
Giulio Rezzonico, studente

Ho preso informazioni riguardo al progetto “la scuola che verrà”, dove al suo interno vi sono molti buoni propositi.

Ho appena terminato il Liceo Cantonale a Lugano, e ritengo che oltre che a progettare una riforma della scuola dell’obbligo, è necessario riformare anche il sistema delle scuole superiori, in particolare il Liceo. Non mi riferisco soltanto all’ultima modifica effettuata riguardo al ripetere le classi (ora solo una volta nei primi tre anni), ma in particolare mi riferisco al sistema di insegnamento.

Nel corso di questi anni, ho riconosciuto nel docente una figura fondamentale.

Ho alternato numerosi docenti per la stessa materia, con risultati del tutto differenti.

Vorrei quindi apportarvi un esempio pratico. Ho ripetuto la classe prima, in quanto ho avuto delle difficoltà nel dovermi adattare alla nuova realtà del Liceo, essendo abituato a quella delle scuole medie. Durante il primo anno, tuttavia, ho raggiunto determinati risultati nelle materie e in una di esse, sono riuscito a guadagnarmi la mia sufficienza.

L’anno successivo, ripetendo la stessa classe ma cambiando il professore, sono riuscito a passare l’anno però la mia nota finale in quella materia fu insufficiente. Inoltre, un mio conoscente, è riuscito a passare dalla nota 3 alla nota 5 in un solo anno, anche lui cambiando semplicemente il docente.

Sono fermamente convinto che le competenze di un singolo individuo, non mutino in negativo o in positivo in modo così marcato da un anno all’altro, soprattutto se gli argomenti sono rimasti i medesimi.

Il docente, quindi, gioca un ruolo troppo esclusivo nella valutazione dell’allievo. Capisco, in ogni caso, che il docente non sia una macchina e che quindi assuma delle caratteristiche diverse l’uno dall’altro. Vi è però la necessità di livellare i vari programmi, perché ritengo che la disparità sia troppo elevata.

Non metto in dubbio che al giorno d’oggi, si tenda a guardare il lato pratico della scuola, ovvero quello delle note. Le note sono più importanti della conoscenza perché senza alcun “pezzo di carta”, nella vita non si combina nulla. Dove sono finiti quindi tutti i valori che la scuola dovrebbe trasmettere?

Personalmente, credo che la scuola debba fare sviluppare in noi la capacità di apprendere la realtà che ci circonda, farci sviluppare un proprio pensiero tramite tutte le nozioni acquisite e riuscire a mettere il tutto in pratica nella vita reale.

Oggi, invece, chi studia a memoria per la verifica e poi si dimentica tutto, va meglio di tutti gli altri.

È veramente questa la scuola che vogliamo?

Il mio discorso è chiaramente molto generalizzato: non metto in dubbio che vi siano persone che possiedono delle competenze intellettuali maggiori rispetto ad altri, ma alle volte questo concetto nella realtà liceale ticinese è piuttosto relativo.

È facile criticare, è vero. Tuttavia, ritengo che vi siano delle migliorie da compiere.

Mi sono trovato più volte allibito da quante disparità e ingiustizie vi siano state nel corso della mia carriera liceale. Formiamo i nostri giovani invece di costruire delle macchinette che “sparano” a memoria, senza avere un proprio pensiero.

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