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L'OSPITELe iniziative popolari non sono solo un titolo!

19.05.16 - 08:58
di Marco Romano
Ti Press
Le iniziative popolari non sono solo un titolo!
di Marco Romano

Le iniziative popolari non sono un titolo, magari breve e accattivante, ma articoli costituzionali che vanno poi concretizzati e applicati in una legge. Sono proposte legislative, non slogan o segnali. L'iniziativa popolare "a favore del servizio pubblico" - dal titolo promettente ma dal contenuto dannoso – è in questo senso emblematica. Come e perché essere contrari al servizio pubblico?

I sondaggi delle scorse settimane lo dimostrano, alla sola lettura del titolo, cittadine e cittadini propendono verso un chiaro sostegno a questa iniziativa. Un tale risultato sarebbe tuttavia estremamente nocivo per il servizio pubblico nei settori chiave del Paese. Particolarmente e principalmente toccate sarebbero FFS, La Posta e Swisscom.

In Parlamento quest’iniziativa è stata respinta all'unanimità; da tutti i deputati, di tutti i Partiti, da destra a sinistra passando per il centro. Risultati del genere non sono usuali. Nel nostro Paese federalista e pluralista il servizio pubblico è un elemento fondante per gli equilibri e la solidarietà nazionali.

Le politica aziendale delle tre aziende citate non è sempre impeccabile. La critica e la richiesta di correttivi sono legittime. Tutti siamo irritati dalla chiusura di un ufficio postale, piuttosto che dal ritardo cronico di taluni treni o dalla mancanza di rete in certi comprensori. Ci mancherebbe, ogni azienda deve continuamente migliorare. La cittadinanza-clientela deve generare costante pressione. Il servizio pubblico va garantito, adattato ai tempi moderni e non smantellato. Un'accettazione dell’iniziativa porterebbe a meno servizi e a maggiori costi per il cittadino. A subirne le conseguenze sarebbero i consumatori medesimi. Sono il primo a essere critico verso certe tendenze centraliste e “poco svizzere” (penso a FFS e Posta), ma questa iniziativa peggiorerebbe solo la situazione.

Di fatto si vuole cambiare l’impostazione aziendale di Posta, FFS e Swisscom. Il modello presentato esclude a livello costituzionale la possibilità di generare utili (fondamentali se pensiamo agli investimenti nella telefonia mobile), di pagare dividendi e imposte, vuole eliminare le sovvenzioni trasversali e porre in essere rigide regole per i salari. Di fondo si stravolgerebbe il modello aziendale e di conseguenza l’attività. Aumenterebbe la spinta politica alla privatizzazione totale per sfuggire a queste draconiane regolamentazioni.

Nel servizio pubblico spesso si generano introiti in settori marginali, per finanziare l’attività chiave, soprattutto nelle regioni discoste. La Svizzera è solidale tra regioni, senza aiuto reciproco c’è disgregazione. La redditività è nell’interesse dei consumatori: senza utili, non si generano investimenti, fondamentali considerata l’evoluzione tecnologica. Anche le aziende “statali” sono parte del sistema economico. L’accettazione dell’iniziativa comporta perdite per 900 milioni per le aziende coinvolte. Effetto? Prezzi più alti, biglietti e tariffe più care. Andiamo oltre il titolo, rispettiamo il valore della democrazia diretta, diciamo NO all’iniziativa popolare “per il servizio pubblico”.

 

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