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OSPITE«La vita umana non va mercificata»

13.05.16 - 11:00
Marco Romano, Consigliere nazionale PPD/TI e Municipale della Città di Mendrisio
foto TiPress
«La vita umana non va mercificata»
Marco Romano, Consigliere nazionale PPD/TI e Municipale della Città di Mendrisio

La modifica della Legge sulla procreazione assistita al voto il prossimo 5 di giugno sta ricevendo poca attenzione mediatica, ma rappresenta un tema controverso. Ci troviamo su di un piano inclinato: una volta messoci piede, si scivola inesorabilmente verso quanto oggi ancora si nega. La Diagnosi preimpianto (DPI) voluta e promossa dal Consiglio federale era prevista solo per al massimo poche centinaia di coppie portatrici di malattie genetiche gravi: un approccio molto restrittivo e fondamentalmente orientato a ridurre difficoltà e dolore.

Il Parlamento ha subito fatto un grande (e inaccettabile!) passo oltre, definito dal medesimo consigliere federale A. Berset non privo di tendenze eugenetiche. Con questa legge possono ricorrere alla DPI tutte le coppie che ricorrono alla procreazione assistita; di fatto circa 6’000 ogni anno. Si introduce una pericolosa mentalità volta a selezionare in laboratorio l’embrione “migliore”, quello potenzialmente “privo di problemi”. Il mondo scientifico è ancora diviso sull’efficacia reale di queste analisi. Vi sono anche dubbi sugli effetti causati dalla manipolazione medesima dell’embrione: si riscontrano i primi problemi durante la crescita. Non vi è sufficiente controllo sul numero di embrioni generati e sul loro effettivo utilizzo; da parte del mondo farmaceutico e medico vi è interesse a questo “materiale”.

Il trend internazionale evidenzia una medicina della riproduzione senza limiti etici. In Gran Bretagna si modificano geneticamente embrioni umani e si creano embrioni con materiale genetico proveniente da tre esseri umani. Negli Stati Uniti si decide il sesso del nascituro. La Svizzera è oggi ancora restrittiva; ma fino a quando? La DPI va utilizzata con raziocinio, con rispetto per la vita umana e in casi eccezionali. Di questo passo esiste la possibilità che si arrivi a creare il “figlio su misura”, a determinare in maniera egoistica il “voluto” dal “non voluto”. Si desidera determinare l’essere che ha “diritto di nascere”, perché “migliore”, ed eliminare i “non desiderati”, i diversi, portatori di malattie o disabilità. Da nessuna parte viene indicato come interpretare l’articolo che parla di “individuare caratteristiche cromosomiche suscettibili di influenzare la capacità di sviluppo del futuro embrione”.

La comunità scientifica è fortemente divisa. Chi deciderà quale caratteristiche saranno decisive per una selezione? Inoltre, da nessuna parte sono esplicitamente menzionate le malattie ereditarie che possono dare adito a una procedura di selezione. Vogliamo eliminare ogni tipo di diversità? Quale essere umano è degno di nascere e quale no? Chi sostiene questa legge vuole andare oltre e permettere ogni tipo di analisi e selezione, occorre dire STOP subito. A dimostrazione della sensibilità del tema tra i contrari si trovano parlamentari di tutti i Partiti. Si impegnano per il NO anche i rappresentanti di moltissime associazioni (quasi tutte quelle a sostegno dei disabili) che hanno capito la volontà di spingersi oltre da parte della maggioranza.

La DPI, così come prevista nella legge in votazione, non è chiara e introduce un pericoloso, inopportuno, ma soprattutto scientificamente controverso, sistema di selezioni in laboratorio. La vita umana non merita questa mercificazione. Selezionare sistematicamente embrioni rischia di fondo di pregiudicare la solidarietà nei confronti delle persone disabili o che non corrispondono alla norma.

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