Cerca e trova immobili

L'OSPITESos: diritti popolari in pericolo!

14.04.16 - 10:33
Giorgio Ghiringhelli, Losone
Foto Giorgio Ghiringhelli
Sos: diritti popolari in pericolo!
Giorgio Ghiringhelli, Losone

Dopo due settimane dal lancio dell’iniziativa popolare cantonale intitolata “le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa”  abbiamo  raccolto 3'500 firme, ossia la metà di quelle che ci occorreranno entro il 31 maggio.

A prima vista potrebbe sembrare un risultato soddisfacente, ma non lo è per i motivi che vi spiegherò.

In occasione delle recenti elezioni comunali avevamo predisposto una raccolta di firme davanti ai seggi elettorali di una trentina fra i più grossi Comuni del Cantone. In passato con una simile organizzazione avremmo raccolto almeno 8'000 firme,  come ad esempio già successo per l’iniziativa contro il burqa, o quella per le aggregazioni del Locarnese e del Bellinzonese o quella per l’insegnamento della Civica nelle scuole. Questa volta invece questa imponente organizzazione ha partorito il topolino fruttando solo 2'100 firme (le altre firme sono state raccolte soprattutto alle tre bancarelle in funzione al mercato di Bellinzona, in Piazza Dante a Lugano e al Piazzale alla Valle a Mendrisio; nella foto : la bancarella al mercato di Bellinzona con il Ghiro e il deputato Mauro Minotti).

Il motivo di questa sensibile differenza non è legato al tema dell’iniziativa (che una volta spiegata  viene firmata da un’alta percentuale di persone) bensì è dovuto all’introduzione del voto per corrispondenza, che come le statistiche postelettorali hanno dimostrato ha ridotto drasticamente il flusso di votanti ai seggi elettorali.

Pensate che le bancarelle poste davanti ai cinque seggi di Lugano con il maggior numero di cittadini iscritti  (Molino Nuovo, Viganello, Breganzona, Pregassona Bassa e Pregassona Alta) hanno fruttato la miseria di 351 firme, quando in passato rendevano complessivamente attorno alle 1'500 firme; la bancarella davanti al seggio di Chiasso (il cui ex-sindaco Moreno Colombo e la vicesindaca Roberta Pantani fanno parte del comitato dell’iniziativa) ha reso solo 63 firme (come quella di Losone gestita dal sottoscritto) , la bancarella davanti al seggio di Minusio (Comune in cui risiede il membro del comitato Oviedo Marzorini) ha reso solo 36 firme, quella di Locarno solo 118 firme e così via. Un vero e proprio disastro !

Ecco se qualcuno in Gran Consiglio aveva ancora bisogno della prova che, con l’introduzione del voto per corrispondenza, per salvare i diritti popolari in Ticino occorre rivedere le regole  per la riuscita di referendum e di iniziative, penso proprio che queste cifre parlino chiaro.

Non è normale che il Ticino sia l’unico Cantone (assieme a Nidwaldo) che concede solo 2 mesi di tempo per la riuscita di un’iniziativa popolare legislativa , quando invece in sette altri Cantoni non v’è alcun limite di tempo, in altri sette vi è un limite che varia dai 12 ai 18 mesi e in altri cinque vi è un limite di 6 mesi. E come se ciò non bastasse il Ticino è anche fra i Cantoni in cui si chiede il maggior numero di firme per rapporto al numero dei cittadini (3,3 %), superato solo dal Giura (3,9%, ma 12 mesi di tempo), Ginevra ( 4,2%, 4 mesi) e Neuchâtel (5,5%, 6 mesi).

Dal 14 luglio 2014 giace nei cassetti del Gran Consiglio un’iniziativa parlamentare di Sergio Morisoli intitolata “Più voce al Popolo” che chiede per l’appunto di modificare le regole : cosa si aspetta per tirarla fuori ?

Ora per trovare le 3'500 firme mancanti ci toccherà escogitare azioni particolari che contribuiranno ad aumentare i costi dell’iniziativa, valutati attorno ai 10'000 franchi, e questa è un’altra triste conseguenza del voto per corrispondenza e delle esorbitanti regole in vigore in Ticino : per i sindacati, i grossi partiti e le grosse associazioni ciò non costituirà un problema, ma quanti cittadini potranno permettersi di lanciare con ragionevoli possibilità di successo una raccolta di firme?

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE