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L'OSPITESan Gottardo: un sì per i nostri posti di lavoro

12.02.16 - 06:00
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi
San Gottardo: un sì per i nostri posti di lavoro
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi

I contrari al cosiddetto tunnel di risanamento al San Gottardo stanno da settimane sparando le cartucce più inverosimili. L’ultima tattica consiste nel far balenare ipotesi alternative che non esistono (vedi il tunnel a 1700 metri d’altezza, vedi l’utilizzo del vecchio traforo ferroviario come galleria autostradale). L’obiettivo è, evidentemente, quello di insinuare nel cittadino il dubbio che si possa trovare chissà quale soluzione miracolosa. E’ quindi opportuno chiarire che il prossimo 28 febbraio il votante, ticinese e svizzero, potrà scegliere solo tra due varianti. Tertium non datur, come dicevano i latini: una terza possibilità non esiste.

Le due varianti sono: a) traforo di risanamento senza aumento di capacità; b) chiusura per almeno tre anni della galleria autostradale e sua sostituzione con un macchinoso sistema di navette ferroviarie. Questa variante comporta la costruzione, a Biasca e ad Airolo, di gigantesche stazioni di trasbordo dalla strada alla ferrovia. Dei veri ecomostri destinati poi – teoricamente – allo smantellamento a lavori ultimati (campa cavallo). Senza dimenticare, cosa che i contrari al tunnel di risanamento si guardano bene dal dire, che il sistema con le navette ferroviarie implicherebbe – per poter gestire il trasbordo - anche la sospensione del divieto di circolazione notturno per i mezzi pesanti.

Scegliere la variante b) significa, è stato ripetuto in tutte le salse, tagliare fuori il Ticino dal resto della Svizzera per almeno tre anni, con enormi danni economici ed occupazionali. Ma significa anche spendere a fondo perso tanti soldi del contribuente. Quando si potrebbe investirli in un miglioramento strutturale. A lavori ultimati, ci si troverebbe infatti ancora con la stessa galleria bidirezionale, liftata qui e botulinata là, ma senza alcun miglioramento sostanziale. In particolare per quanto attiene alla sicurezza. La trappola mortale di 17 km rimarrebbe tale e quale. Un test pubblicato nel 2015 ha messo nero su bianco (non che servissero doti paragnostiche per scoprirlo) che quella del San Gottardo è tra le gallerie autostradali più pericolose d’Europa: è situata all’ultimo posto tra tutte quelle esaminate nello studio. Ogni anno si contano, lì sotto, circa 1,5 miliardi (!) di incroci tra veicoli. Ognuno di essi potrebbe potenzialmente finire molto male.

I soldi del contribuente meritano di venire spesi meglio. Vale a dire, meritano di essere spesi per creare un valore aggiunto. Ma questo valore aggiunto lo può dare solo il traforo di risanamento. Del resto, altrove i trafori di risanamento si decidono senza tanti “andamenti”. Al Belchen i tunnel autostradali sono addirittura tre. Invece al Gottardo si scatena l’opposizione ideologica contro la seconda galleria, malgrado essa sia prevista senza aumento di capacità e sia dunque rispettosa della Costituzione (e ci mancherebbe).

Se la questione non fosse oltremodo seria, ci sarebbe davvero da sorridere. A fare campagna senza esclusione di colpi contro l’introduzione, anche nel tunnel del Gottardo, di uno standard di sicurezza elementare (una galleria per senso di marcia) è proprio quella stessa area politica che, in nome della “sicurezza”, ha criminalizzato gli automobilisti con il programma “Via Sicura”. Quindi anche la sicurezza è a due velocità?

Sempre la stessa area politica che vuole l’adesione della Svizzera all’UE – concetto ribadito di recente dal CdS Manuele Bertoli - adesso accusa l’altrimenti magnificata Unione delle più riprovevoli intenzioni nei confronti del nostro paese. In particolare, di voler imporre, in caso di realizzazione della seconda galleria autostradale al Gottardo, l’apertura di tutte e quattro le corsie invece di una sola per senso di marcia, ciò in violazione della nostra Costituzione. E’ il mondo che gira al contrario! Per buona pace di tutti, tale Diktat non arriverà. A parte che
 
Bruxelles ha già messo per iscritto che non eserciterà pressioni sulla Svizzera in tal senso – ma davanti a questo genere di impegni lo scetticismo è più che legittimo – il Diktat non arriverà per il semplice fatto che all’UE non serve più capacità sotto al Gottardo. Infatti, se volesse esercitare pressioni, potrebbe già farle ora, ad esempio pretendendo la fine del sistema a contagocce. Ma non si sente un cip.

Il 28 febbraio, dunque, saremo chiamati a prendere una decisione cruciale per il nostro Cantone. Pensiamo alla sicurezza, all’utilizzo razionale dei soldi pubblici, ai posti di lavoro in Ticino e depositiamo nell’urna un Sì convinto al traforo di risanamento del tunnel autostradale del San Gottardo.

 

 

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