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L'OSPITENessun caos alla RSI

29.01.16 - 11:05
di Renato Minoli, presidente SSM Ticino e Ruben Rossello, presidente ATG-impressum
Ti Press
Nessun caos alla RSI
di Renato Minoli, presidente SSM Ticino e Ruben Rossello, presidente ATG-impressum

COMANO - Nei giorni scorsi le nostre associazioni hanno preso posizione, pubblicamente e in modo fortemente critico, nei confronti delle modalità con cui sono stati attuati i licenziamenti previsti alla RSI. Il direttore Maurizio Canetta ha poi riconosciuto l’inadeguatezza della procedura utilizzata per i molti risvolti umani e professionali che toccano le persone licenziate. Questa pubblica ammenda ci fa dire che il dialogo tra le parti sociali alla RSI è ancora possibile. E impegna i sindacati e le associazioni professionali in un dialogo responsabile e costruttivo con l’azienda.

Nei prossimi giorni proporremo ancora alla direzione misure di risparmio che potranno limitare il numero di posti di lavoro da sopprimere. Cio detto, con la consapevolezza che ci viene dal nostro lavoro quotidiano alla RSI ci distanziamo in modo categorico da ogni possibile strumentalizzazione di questa pur annosa vicenda. La cattiva luce con la quale spesso viene dipinta l’azienda ci sembra molto influenzata dalla competizione e dalla lotta in corso tra i diversi gruppi editoriali in Ticino. Una competizione in sé legittima e persino salutare, ma che finisce talvolta per condizionare
titoli, cifre e fatti sulla RSI, ingigantendo i problemi e leggendo in modo interessato i dati sugli indici d’ascolto e il gradimento del pubblico.

Possiamo testimoniare che nonostante le vicende complesse, controverse e dolorose di questi giorni, tanto a Comano quanto a Besso non vi è nessun caos. Nessuno smarrimento circa i valori forti e la qualità che devono essere l’anima di ogni programma, nessuna confusione sulla missione dell’azienda nei confronti del proprio pubblico. E’ vero che la RSI è chiamata ad affrontare un momento storico impegnativo, con sfide nuove e grandi cambiamenti che mettono in discussione tutte le televisioni pubbliche e generaliste. Nessuno però può negare che la RSI si presenta di fronte a queste sfide con livelli di gradimento e indici d’ascolto invidiabili ed invidiati; e con un patrimonio di risorse umane, professionali e tecnologiche eccellenti. Ancora oggi, pur con la perdita di qualche punto
percentuale, le reti televisive e radiofoniche della RSI hanno indici d’ascolto tra i più alti in Europa.

E’ bene ricordare che la RSI è un patrimonio di tutta la Svizzera italiana. Una agenzia culturale di grande valore il cui destino deve essere una preoccupazione di tutti. Al pari, naturalmente, della preoccupazione per il destino della stampa, delle radio e delle televisioni private, che mantengono vivo il dibattito pluralista e libero del Paese. Sappiamo che la discussione sul servizio pubblico e sulle modalità di finanziamento è aperta da tempo nel paese e ognuno dirà giustamente la sua. La legittima concorrenza tra i diversi media non deve però servire da pretesto per alimentare una guerra talora appena mascherata il cui scopo evidente è l’ indebolimento della RSI se non la sua delegittimazione.

Per questo, pur mantenendo lo sguardo fortemente critico verso la direzione della RSI per i fatti di questi giorni, respingiamo ogni strumentalizzazione. Noi che ci lavoriamo, tanto a Comano quanto a Besso non vediamo nessun caos. Solo decisioni sbagliate, col loro carico di disagio per tutto il personale. Decisioni che speriamo verranno presto corrette.

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