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L'OSPITEIl ritratto del Ticino che lavora

14.11.15 - 08:32
Giovanni Merlini, Consigliere nazionale PLR
Tipress
Il ritratto del Ticino che lavora
Giovanni Merlini, Consigliere nazionale PLR

Qualche giorno fa, senza troppi convenevoli, una signora mi avvicinò con una domanda: “Lei che è a Berna, mi dia due motivi per votare Fabio Abate agli Stati!”. Un quesito a cui non posso rispondere, perché non ci sono un paio di motivi. Ce ne sono molti di più.

Cominciamo dall’attitudine alla carica di parlamentare. Per chi conosce l’amico Fabio, la sua presenza nei corridoi, nelle Commissioni e in aula è cappillare e solerte, soprattutto quando gli incarti si fanno difficili e centrali per il futuro del Paese. A Berna i deputati e i giornalisti ti prendono subito le misure: chi ha qualcosa da dire, viene ascoltato e seguito. Chi invece pecca di superficialità e improvvisazione viene confinato a lato delle decisioni. Ebbene, Fabio non a caso è membro ed è stato presidente della Commissione delle finanze (una delle più importanti e influenti) e attualmente è vicepresidente della Commissione degli affari giuridici, dove circolano dossier di grande impatto. Il nostro rappresentante agli Stati spesso è inseguito dai giornalisti, non quelli del gossip politico e della polemica facile, bensì dalle penne che scrivono di sostanza, poiché il futuro si gioca sul campo dei temi e delle misure da attuare. Ovviamente non si può presenziare a tutti gli eventi possibili e immaginabili: un politico di milizia deve anche consacrare tempo alla propria attività professionale. Tempo che è un investimento, poiché lavorare sul territorio consente di conoscerlo, apprezzarlo e di avvertirne le esigenze. Altrimenti, il rischio è quello di ritirarsi in una politica distaccata e inevitabilmente sorda.

Passiamo ora ai risultati di Fabio Abate, diretta conseguenza della sua attitudine. Il suo lavoro – silenzioso ma efficace – si concretizza per esempio con la sua mozione a favore della liberalizzazione delle aperture dei negozi a sostegno delle regioni turistiche: una boccata d’aria per il Ticino. A sostegno della piazza finanziaria si è attivato con una mozione per il riconoscimento delle fiduciarie statiche italiane quali agenti di borsa e sollecitando il Consiglio federale sulla questione dell’accesso ai mercati finanziari esteri. Fabio ha anche rilanciato la questione della perequazione finanziaria nazionale, chiedendo che il Consiglio federale valutasse con più attenzione le difficoltà strutturali di Cantoni come il nostro. Ma non solo. A Fabio non è sfuggita la problematica concernente il trasporto su rotaia di merci pericolose (e il Mendrisiotto ne sa qualcosa!), l’applicazione lacunosa del principio del plurilinguismo nell’amministrazione pubblica e il mancato sfruttamento del partenariato pubblico-privato a livello federale.
Infine, c’è un altro aspetto ancora. Il dibattito politico cantonale si è incatramato sul 9 febbraio: tutta la polìs ticinese sembra dipendere dall’esasperazione della questione immigratoria. Fabio ha il merito di render attenti come il Ticino e la Svizzera dipendano anche – e soprattutto – da altre questioni, altrettanto (se non maggiormente) cruciali: la sostenibilità del sistema previdenziale, una politica energetica intelligente, le opportuntà di alptransit o la definizione di alcuni accordi internazionali. Il posto di lavoro, la pensione e il benessere del Ticino e della Svizzera passano anche da qui.
Certo, è più comodo e penetrante affidarsi a slogan e mitragliare Berna, la Lombardia e l’UE. Fabio Abate invece ha imboccato la strada impervia della sobrietà e della competenza, due concetti alla base della tradizione e del successo svizzero.

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