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L'OSPITELa chiusura del “Games Arena” non aiuta il dialogo inter-generazionale

06.11.15 - 17:43
Gioventù Comunista
La chiusura del “Games Arena” non aiuta il dialogo inter-generazionale
Gioventù Comunista

La libertà artistica è sempre più a rischio: è stato recentemente chiuso il “Games Arena” del Quartiere Maghetti di Lugano, noto ritrovo ticinese di molti videogiocatori di tutte le età. Il motivo sembrerebbe – stando al titolare – relativo allo sfratto dallo stabile cui era ospitato, a seguito di una controversia riguardo i videogiochi violenti venduti all’interno del negozio e ritenuti dalla Chiesa, di fatto la proprietaria dello stabile, “amorali” e irrispettosi della dottrina cristiana. Non entriamo nel merito del conflitto fra il negoziante e la proprietà, ne approfittiamo però per una riflessione generale sulla situazione del proibizionismo, che non è affatto nuova.

Come Gioventù Comunista già nel 2009 in un nostro comunicato ci eravamo espressi contro la censura dei videogiochi. Questi ultimi sono un'espressione artistica e, in quanto tale, riflettono gli aspetti della nostra società: creare un mondo ovattato in cui la violenza è un tabù, non significa “proteggere” i giovani, al contrario significa nascondere la realtà. Oltre ai videogiochi bisognerebbe censurare una lista infinita di altri svaghi generalmente accettati e vietare le giornate di promozione dell'esercito che invece sono sempre favorite da troppi ipocriti che scoprono la “non-violenza” solo quando fa loro comodo! Se applicassimo alla lettera questo tipo di censura morale bisognerebbe quindi vietare non solo videogiochi, ma anche film, musica, libri, dipinti e addirittura certe fiabe. Riteniamo quindi che il proibizionismo non sia mai un bene, e che responsabilizzare sul consumo di questi materiali sia la direzione più utile allo sviluppo di una società armonica.

Siamo una generazione nata insieme ai videogames e siamo consci che l’abuso (e sottolineiamo l'abuso!) di questi, possa portare una persona ad avere degli atteggiamenti violenti nella vita reale, ma sono anzitutto le situazioni di disagio familiare e sociale a portare gli individui a comportarsi con violenza, non i videogiochi in quanto tali. E' quindi su tali aspetti che bisognerebbe intervenire: dalla disoccupazione giovanile in aumento alla formazione culturale in declino, dai luoghi di aggregazione giovanile chiusi agli interventi di polizia non appena dei giovani si riuniscono e fanno “rumore”. Chiudere un luogo di incontro come questo rischia di essere percepito come una nuova provocazione che fomenta uno stupido conflitto inter-generazionale.

Gioventù Comunista

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