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L'OSPITEIl caso dei novanta centimetri ha trovato un compagno di disavventura

13.10.15 - 15:34
Alda Fogliani, coordinatrice “cascine e stalle”
Il caso dei novanta centimetri ha trovato un compagno di disavventura
Alda Fogliani, coordinatrice “cascine e stalle”

Il caso dei novanta centimetri di troppo di Arogno ha trovato un compagno di disavventura. Proprio sulla giurisdizione di quel Comune, sommersa nel verde in località Cugiaree, c’è una costruzione elevata un po’ di più del previsto. Architettonicamente è una casa a tutti gli effetti, all’apparenza incompiuta in quanto, ai mattoni rossi, manca il rivestimento. Quei novanta – cento centimetri di troppo sono colpiti da sentenza del Tribunale federale, sentenza che pare però sonnecchiare da qualche anno. Non è di certo nostra intenzione risvegliarla, ma usare l’ennesimo caso per dimostrare l’ineluttabilità di una sanatoria generale per il trentennale abusivismo portato avanti con regolarità in Ticino, confermato da più parti.

Sanatoria auspicata a più riprese da politici rappresentanti di diversi partiti.

Recentemente a “cascine e stalle” sono stati segnalati alcuni abusi anche in quel di Arogno e diverse persone ci hanno confermato che anche in quell’Ente locale la situazione non è diversa da molti altri Comuni ticinesi, dove si è lasciato fare perché era giusto lasciar fare, a motivo di una legge federale incongrua per le caratteristiche territoriali del Ticino. Un modus vivendi che ha portato a quel disordine legale, fatto di misure e pesi diseguali.

L’iter procedurale per il caso di Arogno, trattato nella trasmissione Falò della rsi del 1° ottobre scorso, con l’emblematico titolo “mattone selvaggio”, nonché la relativa documentazione che ci è stata messa a disposizione, indicano chiaramente come la misura dell’eliminazione di quei novanta centimetri sia sproporzionata e insensata. Emerge altresì, come confermato dal sindaco di Arogno in tv, che c’è stata la buona volontà di sanare il tutto con una multa (17mila franchi), ma il Municipio è incappato nel nuovo corso messo in atto da Berna per indurre il Ticino a finalmente mettersi in riga nel rispettare la legge. Cioè: fare piazza pulita di trent’anni di gestione sopra e sotto le righe.

La citata sentenza del TF, simile a quella per cui c’è accanimento per novanta centimetri di troppo, sta facendo buona compagnia a molte altre sentenze cresciute in giudicato pronunciate dai vari ordini chiamati a statuire in materia (TF, Tram, C.d.Stato). Quelle definitive sono le prime che Berna vuole che siano messe in esecuzione. Quante saranno? Numero tabù?

Nell’ordine seguono gli abusi noti a Palazzo delle Orsoline, senza sentenze definitive, che navigano in spesse brume, e poi quelli ignoti, cioè la maggioranza assoluta. Si tratta dei casi non conosciuti numericamente ma tutti alla luce del sole, per i quali c’è ancora chi spera possano passarla liscia. Ma così purtroppo non è per Berna. Ora, stando così le cose, e dato che il Ticino ha dato il suo assenso alla rimozione di tutti gli abusi, la trentennale storia delle costruzioni fuori zona dovrà essere riscritta da capo?

Osiamo ancora credere che quella massa informe di costruzioni fantasiose o rigorose, venga invece presa da base per il varo di una sanatoria generale, perché solo in tal modo il Ticino potrà uscire dal caos e finalmente ristabilire l’ordine legale per poter rigare dritto. Sanatoria ineluttabile: che si passi dagli auspici ai fatti! Anche perché, in questa faccenda, la connivenza di tutti gli ordini di autorità coinvolti ha un peso non indifferente.

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