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L'OSPITEGrandi predatori: non deve essere l’inizio della fine!

11.09.15 - 16:10
Sem Genini, segretario agricolo UCT
Grandi predatori: non deve essere l’inizio della fine!
Sem Genini, segretario agricolo UCT

La preoccupazione di tutto il settore agricolo negli ultimi giorni si sta trasformando in vera e propria paura, incredulità, impotenza, sconforto, e grande rabbia. Da alcune settimane la situazione in Ticino è precipitata con la presenza di diversi lupi singoli, di una cucciolata e di un orso che creano incertezza e diverse vittime negli animali da reddito. Paradossalmente sono proprio i cacciatori che li hanno fotografati, a dimostrazione che non sono tutti dei bracconieri, ma delle persone che conoscono molto bene il territorio in cui agiscono!

Gli allevatori hanno paura di perdere la propria attività e tutto quello che hanno fatto finora, inclusi i grossi investimenti; inoltre non si sa cosa riserverà il futuro all’allevamento, un settore molto difficile a causa della morfologia del territorio, del ricambio generazionale e dell’espansione incontrollata del bosco. Impotenza perché non si sa come aiutare concretamente gli allevatori che non sanno più da che parte voltarsi vedendo la loro stessa esistenza in pericolo. Oltre a esprimere solidarietà e sostegno, si cerca di sensibilizzare la popolazione, i media e le autorità politiche, ma le mani sono legate e il raggio d’azione estremamente limitato. Rassegnazione invece nei confronti delle tanto decantate misure di protezione delle greggi che non sono attuabili qui da noi: i cani da protezione azzannano gli animali che dovrebbero proteggere, o addirittura i turisti di passaggio; mentre le recinzioni dovrebbero includere tutto il territorio ticinese per essere efficaci. Sconforto nella politica che pensa che con i soldi dei contribuenti si risarciscano le perdite e che, oltre una soglia di capi uccisi, l’animale possa venir abbattuto; per chi vive di agricoltura questo è inaccettabile e nessuno vuole soldi per veder sbranati i propri animali e sfamare i grandi predatori. Più che difendere un animale in forte aumento, sarebbe opportuno difendere gli allevatori.

Da ultimo vi è la rabbia perché si spendono ingenti soldi pubblici e un’infinità di parole su questa situazione. Ognuno può dire la sua anche se non è direttamente coinvolto, ergendosi con un certo fanatismo a paladino dei grandi predatori e della biodiversità ma non facendo niente di concreto in loro favore. I comunicati del WWF sono pericolosi perché mirano a destabilizzare e spaccare il settore agricolo mettendo viticoltori contro allevatori, gettando benzina sul fuoco in momenti di difficoltà e gioendo per i cuccioli. Le polemiche nuocciono a tutti, ma cosa fare per evitarle? Di sicuro non si risolve un problema con un altro ancora più grande, bisogna conoscere la realtà della vita agricola prima di voler insegnare e il lupo certamente non è una grande opportunità per l'agricoltura ticinese.

Un branco di lupi è una macchina da guerra contro gli animali da reddito e gli orsi lo sono contro le api. È in gioco il futuro dell’agricoltura di montagna, della pastorizia e dell’allevamento, di tradizioni secolari, oltre che dell’apicoltura, un settore già confrontato con innumerevoli difficoltà tra malattie, predatori e sostanze nocive. Il pericolo di vedere estinguersi queste realtà è concreto e avrebbe ripercussioni disastrose in ambito agricolo e sul paesaggio, sul turismo, sui prodotti nostrani, sui residenti nelle valli periferiche e sulla biodiversità, prodotta in grande quantità proprio dal settore agricolo con diversi progetti e programmi. Il santo, che poi tanto santo non è, non vale la candela.

 

 

 


 

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