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L'OSPITELa zona di conforto e l’ottimismo

27.08.15 - 06:31
Sem Genini, Segretario agricolo UCT e candidato al Consiglio Nazionale per la Lega dei Ticinesi
Tipress
La zona di conforto e l’ottimismo
Sem Genini, Segretario agricolo UCT e candidato al Consiglio Nazionale per la Lega dei Ticinesi

Sono ottimista di natura, tuttavia ultimamente vedo una grande negatività che aleggia su di noi, che provoca per ogni cosa grandi discussioni e litigi, proprio un mondo che si è capovolto. Leggendo i giornali mi accorgo il perché di questa mancanza di positività. Tra gli avvenimenti che toccano l’agricoltura, si legge che nell’Alto Malcantone infervora il dibattito sul rumore causato dai campanacci delle mucche che sono assordanti e non permettono il riposo. Un fatto “inammissibile” che ha portato alcune persone a rubare i campanacci alle mucche. Vi rendete conto fino a dove qualcuno è capace di spingersi pur di soddisfare le proprie esigenze? Per fortuna l’esecutivo del Comune ha risposto per le rime, complimenti. Poca tolleranza e rispetto per il prossimo che si è manifestato anche con l’aggressione dell’amico Germano Mattei a causa dei rumori del suo decespugliatore. Senza contare la puzza degli animali, riportato in lungo e in largo anche da Falò, visto che diverse aziende agricole sono in mezzo alle case, come se chi le ha co­struite non aveva visto né preventivato questa presenza. Ulteriori fatti di cronaca gravi sono l’uccisione di una persona da parte di cinghiali in Italia, da una mucca nutrice in Svizzera interna, senza contare le persone e il bestiame da allevamento che è morto o stato aggredito in Svizzera tedesca e nei Paesi limitrofi da lupi e orsi. 

Ho letto l’articolo del LID, “La comfort zone”, che parla dell’innovazione che è imprescindibile e deve farci uscire dalla nostra zona confortevole per avventurarci in nuove soluzioni, al fine di creare prodotti e servizi di qualità, che trovino uno sbocco commerciale per restare competitivi. L’articolo non mi è piaciuto, “professori” che dicono agli altri cosa devono fare, in modo critico verso gli agricoltori. Un testo favorevole ad abbattere i confini e contrario ai mercati protetti; la frase peggiore è “senza l’innovazione i nostri contadini continuerebbero a spargere il letame, a consegnare il latte e a coltivare i campi con la carrozza trainata dal proprio cavallo”. Cosa significa? Senza l’innovazione vi­vrem­mo ancora in una grotta! Secondo me l’innovazione è un tema importante per l’agricoltura che è cambiata molto negli anni: nuovi concetti di conduzione aziendale, vendita diretta o nuovi canali di vendita, Agriturismo, progetti Scuola in fattoria, Agriviva, ecc. Gli agricoltori sono alla costante ricerca di nuove nicchie e nuovi sbocchi, sono personalità creative con spirito imprenditoriale, aperti alle novità, razionali, comunicativi, tenaci e perseveranti di fronte alle ricadute e capaci di prendere dei rischi, presupposti ideali per essere innovativi. Il punto centrale è fino a dove si vuole andare con l’innovazione e l’uso di nuove tecnologie, come per gli OGM. Siamo sicuri che il consumatore non prediliga i prodotti tradizionali, legati al territorio e a un modo di fare tramandato da generazioni?
Concludo citando Voltaire in “Candido, o l’ottimismo”, per essere felici bisogna “vivere tutti insieme, umilmente, in una piccola fattoria e dedicarsi a coltivare il proprio orto, senza ragionare e pensare ad altro; questo è il solo modo per avere una vita sopportabile. Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e la necessità”. Voltaire non aveva mai letto i giornali ticinesi, altrimenti avrebbe capito che coltivare il proprio orto non è poi così semplice come sembra!

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