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L'OSPITEDiritti del suolo e tossicodipendenza da asfalto

28.07.15 - 06:53
Andrea Stephani, Co-coordinatore I Verdi del Mendrisiotto
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Diritti del suolo e tossicodipendenza da asfalto
Andrea Stephani, Co-coordinatore I Verdi del Mendrisiotto

A Vacallo, in via alle Cascine, un terreno non edificato verrà sacrificato per costruire l'ennesimo capannone a ridosso della frontiera. Come a Genestrerio (Distico) e Novazzano (Inpeco). A Stabio, in località Crevera, idem. Inoltre il Montalbano, storico ristorante del paese di confine, chiuderà i battenti e potrebbe essere abbattuto per far spazio ad un complesso residenziale, così come un prato poco distante, a ridosso dei vigneti, verrà trasformato in due palazzine di appartamenti. Altre due costruzioni simili sono previste a Mendrisio, in via San Martino, dove il lotto di terra che ospita alcuni filari d'uva ed orti coltivati dalla popolazione verrà cancellato per lasciare campo libero all'ennesima speculazione edilizia. Sempre nel Magnifico Borgo, la nuova sede AIM non troverà spazio nel faraonico CPI, ma occuperà l'ormai ex Prato Verde. Tutto questo mentre su Valera, a pochi metri dal corso del fiume Laveggio, grava la minaccia del ritorno delle cisterne per lo stoccaggio di idrocarburi: la triste fine del Pozzo Polenta a Morbio Inferiore non sembra aver insegnato nulla a nessuno.

A proposito dello sfruttamento del suolo, negli scorsi giorni, l'Expo di Milano ha ospitato una tavola rotonda intitolata "Il consumo del suolo: strumenti per un dialogo" e coordinata da Teodoro Georgiadis. I dati che ne sono emersi dovrebbero farci riflettere. Ad esempio, in Italia, nei primi sei mesi del 2015, si sono persi 7 metri quadrati al secondo - corrispondenti a 55 ettari al giorno - di suolo. Se facessimo del nostro Cantone un caso di studio e partissimo dal secondo dopo guerra, quale sarebbe la percentuale di suolo sacrificata all'espansione disordinata (il così detto sprawl urbano) degli insediamenti umani? Nel nostro piccolo - e penso soprattutto al Mendrisiotto - quanto suolo abbiamo inutilmente consumato?

Il suolo - sottolinea Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per una Decrescita Felice - è una risorsa non rinnovabile essenziale per la nostra esistenza poiché "produttore di cibo, regolatore di emissioni di gas serra, sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre, (...) trattiene inoltre l'acqua piovana, alimentando le falde e producendo acqua potabile". La sua riduzione a favore di un'antropizzazione sclerotica provoca alterazioni biofisiche spesso irreversibili con impatti locali e globali sull'equilibrio ambientale e, addirittura, sul livello termico delle zone edificate. Un recente studio pubblicato su Plos, a cura di Marco Morabito e Alfonso Crisci, ha infatti dimostrato che consumare l'equivalente di 40 campi di calcio di suolo corrisponde ad un innalzamento di un grado centigrado della temperatura dei nuclei urbani.

In questo luglio torrido, un motivo in più, l'ennesimo, per difendere quei pochi spazi verdi che rimangono ancora alle nostre latitudini. Spazi che, per svolgere la loro funzione ambientale, devono rimanere sgombri e devono essere salvati dalla cementificazione, dall'urbanizzazione selvaggia e indiscriminata e dalla tossicodipendenza da asfalto di alcuni politici e di alcuni imprenditori. Ne va della salute di tutti noi.

 



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