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L'OSPITEVotazione del 14 giugno 2015: no all’imposizione delle successioni per finanziare l’AVS

26.05.15 - 11:35
Conferenza latina dei direttori cantonali delle finanze
Votazione del 14 giugno 2015: no all’imposizione delle successioni per finanziare l’AVS
Conferenza latina dei direttori cantonali delle finanze

La Conferenza latina dei direttori delle finanze (CLDF) raccomanda il rifiuto dell’iniziativa “Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS (Riforma dell’imposta sulle successioni)”. L’imposizione delle successioni è una competenza cantonale. Deve restarlo. L’approvazione dell’iniziativa non porterebbe alcun miglioramento rilevante al finanziamento dell’AVS e ostacolerebbe il margine di manovra finanziario dei Cantoni.

Minaccia intollerabile alla sovranità fiscale dei Cantoni - I Cantoni forniscono la maggior parte delle prestazioni pubbliche. Per farlo devono poter contare su entrate differenziate e durevoli. L’imposizione delle successioni esiste in 25 dei 26 Cantoni svizzeri. I discendenti diretti beneficiano di agevolazioni o sono esonerati, ma l’imposta in quanto tale non è stata abolita.

La Confederazione non preleva imposte sulle successioni e donazioni. Essa non preleva neppure un’imposta sulla sostanza. Queste imposte sono prelevate unicamente dai Cantoni (e dai Comuni) e generano redditi di cui non potrebbero fare a meno. L’iniziativa mette in questione la sovranità fiscale dei Cantoni. La centralizzazione dell’imposta sulle successioni e donazioni indebolisce il substrato fiscale dei Cantoni e accentua l’erosione del federalismo.

Essa mira deliberatamente alla soppressione di una competenza cantonale. I direttori delle finanze dei Cantoni della Svizzera occidentale e del Ticino si oppongono ad un’iniziativa che priverebbe i Cantoni di
introiti per attribuirli al finanziamento di un compito (AVS) di competenza della Confederazione.

Una diminuzione di introiti per Cantoni e Comuni - L’imposta sulle successioni frutta attualmente più di un miliardo di franchi all’anno ai Cantoni e ai Comuni. Retrocedendo un terzo del prodotto della nuova imposta federale ai Cantoni, gli iniziativisti affermano di voler mantenere ad un livello identico gli introiti cantonali. Non sarà così. Le stime del gettito derivante dalla nuova imposta federale sulle successioni non poggiano su basi solide. In funzione delle aliquote praticate e dei contribuenti assoggettati, la parte retrocessa sarà, in certi Cantoni, inferiore agli introiti fiscali attuali.

Per quanto attiene al carico amministrativo, esso aumenterà in tutti i Cantoni. Dovrà essere introdotta una verifica fiscale sistematica di tutte le successioni. L’applicazione della clausola retroattiva prevista
dall’iniziativa porrà ugualmente numerosi problemi ai Cantoni, quali la valutazione del valore delle imprese e delle aziende che fanno parte delle successioni. Inoltre, l’introduzione di una nuova imposta
federale sulle successioni potrebbe anche mettere in questione il domicilio in Svizzera di contribuenti agiati come pure, a lungo termine, l’imposta sulla sostanza, provocando importanti perdite finanziarie
supplementari.

Una nuova imposta federale sulle successioni applicata senza discernimento - I Cantoni prelevano l’imposta sulle successioni in maniera equilibrata. Le soglie di imposizione sono basse. Le aliquote sono adattate al grado di parentela. Quand’è prelevata, l’imposta è ragionevole per i parenti prossimi. Così applicata, l’imposta sulle successioni è ben accetta dai contribuenti. L’iniziativa prevede una nuova imposta federale sulle successioni applicata senza discernimento: nessuna distinzione del grado di parentela, nessuna distinzione in funzione del numero di eredi, tasso uniforme del 20% per gli importi superiori alla franchigia. La nuova imposta colpirebbe pesantemente le successioni di contribuenti che, durante la loro vita, hanno già pagato imposte elevate sul reddito e sulla sostanza.

Gravi conseguenze per le piccole e medie imprese - L’economia svizzera è in questo periodo confrontata con importanti sfide: l’apprezzamento del franco pone le industrie d’esportazione in una situazione difficile; la riforma dell’imposizione delle imprese deve permettere di conservare una fiscalità attrattiva per le grandi imprese e rispondere alle esigenze internazionali, il tutto senza compromettere le entrate fiscali; l’iniziativa contro l’immigrazione di massa deve essere applicata senza penalizzare l’economia.

In questo contesto difficile, la Svizzera non ha bisogno di un’iniziativa che comprometterà gravemente la trasmissione delle piccole e medie imprese. In Svizzera, le PMI rappresentano più dell’80% delle imprese e due terzi degli impieghi. Un’imposta federale sulle successioni del 20% applicata senza discernimento minaccerebbe direttamente il mantenimento di numerose PMI e la loro trasmissione alla generazione successiva. L’iniziativa rappresenta una minaccia maggiore per l’economia e l’impiego in un Paese che ha saputo sviluppare una rete densa di piccole e medie imprese innovative e concorrenziali.

L’iniziativa non propone nessuna soluzione duratura per il finanziamento dell’AVS - Il finanziamento dell’AVS deve poggiare su introiti stabili e sufficienti a lungo termine. La nuova imposta federale sulle successioni, il cui prodotto netto sarà nei migliori dei casi di due miliardi all’anno, non offre nessuna soluzione duratura per il finanziamento dell’AVS i cui bisogni fra 20 anni sfioreranno i 70 miliardi all’anno.

Solo una riforma coerente, come quella che è stata proposta dal Consiglio federale, potrà assicurare un finanziamento a lungo termine della previdenza vecchiaia. L’iniziativa è ingannevole. Essa alleggerisce i
Cantoni di una parte dei loro introiti e non offre nessuna soluzione duratura per l’AVS.

La Conferenza latina dei direttori delle finanze raccomanda il rigetto dell’iniziativa. L’imposizione delle successioni è, e deve restare, di competenza dei Cantoni. Essa non ha bisogno di essere
riformata.

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