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L'OSPITE"No all’iniqua imposta per finanziare la SSR"

17.05.15 - 09:38
Lorenzo Quadri, municipale di Lugano e consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi
"No all’iniqua imposta per finanziare la SSR"
Lorenzo Quadri, municipale di Lugano e consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi

Il prossimo 14 giugno i cittadini elvetici saranno chiamati a votare sulla modifica della Legge sulla radiotelevisione che mira a rendere il pagamento del canone obbligatorio per tutti. In concreto ciò significa che si voterà sull’introduzione di una nuova imposta per foraggiare la SSR.

Il “sofisticato” argomento con cui si tenta di giustificare l’ingiustificabile nuova imposta è il seguente: visto che a non possedere apparecchi di ricezione sono in pochi, tassiamo allegramente tutti che è più semplice.

Se qualcuno pensa che una simile teoria permetterà di “vincere facile”, forse ha sbagliato i conti.

Obbligo illiberale

Il canone radioTV è proprio il classico esempio di tassa causale. Visto che la radiotelevisione non è di certo un servizio di base ai cittadini, dal momento che si può stare benissimo senza, è ovvio che la deve pagare solo chi ne usufruisce. Invece ecco che ora si tenta di sdoganare la svolta in stile Corea del Nord: uno stato sedicente liberale (non in senso partitico) obbliga i cittadini a pagare per la Tv pubblica anche se non dispongono, né vogliono disporre, di apparecchi di ricezione. Perché, a questo punto, non obbligare tutti ad abbonarsi ad un giornale?

Pagare per non usufruire

Quindi la nuova imposta pro SSR la pagherebbero anche persone anziane o invalide che hanno problemi di vista e/o di udito e pertanto non guardano la televisione né ascoltano la radio; pagherebbe anche chi vive in zone discoste con scarsa o nulla copertura; e pagherebbe anche chi, in tutta legittimità, non ne vuole sapere di acquistare apparecchi di ricezione e di usufruire del servizio proposto perché – ad esempio - non gli sta bene che un ente che dovrebbe, con i nostri soldi, produrre informazione di servizio pubblico, quindi equidistante, non perda occasione per fare sfoggio di partigianeria.

Per non farsi mancare nulla, a pagare la nuova imposta pro SSR saranno chiamate anche le aziende. Perché notoriamente sul posto di lavoro non ci si va per lavorare: ci si va per sollazzarsi davanti al video. Oltretutto, ci troviamo confrontati con un flagrante caso di doppia imposizione: il canone già lo pagano il titolare dell’azienda e i dipendenti (se vivono in Svizzera).

La trappola fiscale

“Ma si pagherà meno” obiettano i fautori della nuova imposta pro SSR. Uno slogan che ricorda la settimana francese di 35 ore: “lavorare meno per lavorare tutti”. Si è visto come è andata a finire. Il “si pagherà meno” è un semplice specchietto per le allodole pre-votazione. Succederà invece proprio il contrario. La nuova imposta viene introdotta senza una base legale sufficiente: servirebbe infatti una modifica costituzionale. Non solo. Anche il “quantum” necessiterebbe di venire iscritto in una legge. Niente di tutto questo accade. Il Consiglio federale, a manina con la SSR, via ordinanza potrà aumentare a piacimento il canone-imposta, senza che nessuno – nemmeno il parlamento – abbia a fare un cip. Tempo qualche anno ed il conto schizzerà verso l’alto. Le prime avvisaglie già ci sono. Ma soprattutto, la storia insegna. E dice che, nel giro di 25 anni, il canone è aumentato del 65%.

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