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L'OSPITEQuestioni fondamentali: funghi o Turbomac?

14.04.15 - 09:27
Luca Albertoni, direttore Cc-Ti
Foto Ti-Press Gabriele Putzu
Questioni fondamentali: funghi o Turbomac?
Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

In un paese giustamente preoccupato di risolvere questioni fondamentali per la sua sopravvivenza come le regole per la raccolta dei funghi, non stupisce più di tanto che l’annuncio di un’azienda importante come la Turbomach di ridurre significativamente le sue attività in Ticino sia stato accolto quasi con indifferenza.

Immagino che l’osservatore distratto, ancora un po’ appesantito da capretto e uova pasquali, abbia preso atto della notizia quasi con fastidio, bofonchiando “sarà la solita azienda a basso valore aggiunto, che fa lavorare solo frontalieri, pagando stipendi da fame e che non ha fatto i compiti durante la pacchia degli anni di cambio fisso franco-euro”. Peccato che la realtà, in barba ai molti improvvisati esperti che spuntano da ogni dove (dire “come i funghi” sarebbe poco opportuno…), sia molto diversa. Si tratta di un’azienda che occupa il 70% di lavoratori residenti (caspita, manca davvero pochissimo per poter ottenere l’ormai mitico marchio etico ticinese), paga salari di buon livello, può essere considerata di alto valore aggiunto e si muove su un mercato difficile come quello dell’energia, facendo quindi regolarmente i compiti per rimanere competitiva.

Tanto che lo svolgimento dei compiti l’ha indotta a trasferire una parte cospicua della sua attività in altri paesi, senza nascondersi però dietro la questione del cambio franco-euro, definita con molta onestà marginale. Cosa ci insegna questo caso? Che “fare impresa” in Ticino (e in generale in Svizzera) non è scontato e che non è sancito per diritto divino, ma dipende da molti elementi e da equilibri delicati che possono facilmente saltare se cannoneggiati senza ritegno, né capacità di distinzione, da politici, auto-nominati esperti e altri fenomeni in ordine sparso. Lo diciamo da tempo e nelle ultime settimane lo hanno sottolineato, in varie uscite pubbliche concernenti la riforma III della fiscalità delle imprese o l’iniziativa per un‘imposta di successione federale, anche il direttore dell’Amministrazione federale delle finanze e vari direttori delle finanze cantonali. Essi hanno confermato le difficoltà per le imprese legate all’incertezza poco elvetica di continui cambiamenti delle regole. Interessante è il fatto che molti di questi esponenti provengono dall’area sindacale o socialista, quest’ultima particolarmente attiva nell’intento di “moralizzare” le aziende.

Speriamo che questa consapevolezza faccia breccia anche in Ticino. Dopo il 19 aprile 2015 non reggerà più la scusa trita e ritrita che “siamo in campagna elettorale”, facile slogan per sdoganare ormai qualsiasi cosa. Le distorsioni e le irregolarità vanno sanzionate con decisione, ma non al prezzo di punire tutta l’imprenditoria. Perché questo minaccerebbe ulteriormente la già difficile creazione di quella ricchezza che viene sbeffeggiata con faciloneria ma che poi molti sono bravi a redistribuire.

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