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L'OSPITEUn “Piano Marshall” per il Ticino

09.04.15 - 06:27
Rocco Cattaneo, presidente PLR
Un “Piano Marshall” per il Ticino
Rocco Cattaneo, presidente PLR

Se vogliamo che il Ticino torni a crescere e ad essere competitivo, il Governo dovrà mettere in campo nei prossimi 4 anni un “Piano Marshall” da 2 miliardi di franchi. Bisogna ridurre la spesa, ma parallelamente aumentare gli investimenti, altrimenti perderemo il treno e saremo condannati al sottosviluppo.

La situazione congiunturale è favorevolissima: i tassi di interesse sono ai minimi storici e l’inflazione è vicina allo zero. Il problema delle finanze pubbliche sta nello squilibrio eccessivo tra entrate e uscite correnti: Questo va risolto riducendo la spesa, perché il Cantone non può indebitarsi per pagare stipendi, sussidi e contributi. Ma per investire sì, e ci sono ancora ampi margini per farlo.

Il prodotto interno lordo del Ticino, il PIL, è attorno ai 20 miliardi di franchi all’anno, e il nostro debito pubblico è di circa 2 miliardi, che corrisponde quindi al 10% del PIL, di un solo punto superiore alla media intercantonale.

È una situazione assolutamente sostenibile anche confrontata con quella di altri singoli cantoni ad esempio Basilea Città (16,5%) o Ginevra (28%).

Il debito pubblico svizzero è oggi pari al 35% del PIL (nel 2005 era superiore al 50%). Se facciamo un raffronto con i debiti pubblici internazionali, vediamo che in Germania è dell’80%, in Francia dell’86%, negli Stati Uniti del 105%, in Italia del 120% e in Giappone addirittura del 200%.

Sulla base di questi dati possiamo concludere che la nostra struttura finanziaria è sana. Quello che ci deve preoccupare è il fatto che oggi lo Stato spende troppo per le uscite correnti, tanto che il gettito fiscale delle persone fisiche non basta nemmeno a pagare i salari dei dipendenti pubblici. Nei prossimi 4 anni occorrerà agire sulla riduzione della spesa pubblica e, parallelamente, sul fronte degli investimenti, ragionando su progetti in base a una scala di priorità, come si fa nei comuni. Investendo tra i 2 e i 300 milioni all’anno come abbiamo fatto finora non andremo da nessuna parte e non potremo rilanciare la nostra economia.

Il Ticino ha una capacità di indebitamento decisamente superiore a quella attuale e nel prossimo quadriennio Governo e Parlamento dovranno avere il coraggio di portare il volume degli investimenti ad almeno 500 milioni all’anno.

Il lavoro si assicura in due modi: con misure protezionistiche, che certamente sono necessarie (contingenti per i frontalieri, multe salate a chi sgarra, maggiori controlli, contratti collettivi, trasmissione alle autorità fiscali italiane dei dati sui padroncini, fiscalità, ecc.) e con misure di rilancio economico.

Bisogna investire nella riqualifica del territorio, nella mobilità, potenziando i trasporti pubblici e le reti stradali (penso al Mendrisiotto, al Luganese grazie alla creazione dell’atteso tram sfruttando la ferrovia Lugano-Ponte Tresa e al Locarnese, al collegamento A2-A13); nella mobilità lenta, potenziando i percorsi pedonali e ciclabili; nei parchi; negli edifici pubblici; nella riforma dell’amministrazione attraverso il miglioramento dei processi informatici per snellire la burocrazia; nella mobilità dei dati, contribuendo allo sviluppo capillare della rete di fibra ottica (internet veloce); nella formazione di base, ampliando le offerte scolastiche nei settori dove c’è carenza di manodopera residente, come il sanitario, e nella riqualifica professionale di chi è uscito dal circuito del lavoro. E questi sono soltanto alcuni esempi.

In parallelo, il Cantone deve riorganizzare la politica delle risorse umane dell’amministrazione, che è una delle voci principali di spesa. Penso per esempio che si dovrebbero creare più posti di lavoro per apprendisti e bloccare le assunzioni non necessarie. In questo modo si potrebbero migliorare le possibilità di formazione e di carriera per i giovani e ridurre progressivamente il numero dei dipendenti nominati, senza licenziare nessuno.

Nella prossima legislatura di cose da fare ce ne sono molte, ma potremo realizzarle solo se riusciremo a creare consenso su una visione del Ticino orientata al futuro mettendo da parte le schermaglie, il dipartimentalismo, le rivendicazioni sterili e i personalismi che ci stanno portando alla paralisi. Non c’è più tempo da perdere e dobbiamo svegliarci, perché i prossimi anni saranno segnati dall’arrivo di Alptransit, che sarà una rivoluzione, di cui ancora ci sfugge la vera portata, come lo è stata l’apertura del Lötschberg per il Vallese. Dobbiamo mettere il Ticino in condizione di competere a livello nazionale e internazionale in qualità di vita, servizi, infrastrutture e condizioni quadro. Ma solo investendo potremo farlo.

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