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L'OSPITEGolpe alla Banca nazionale

15.01.15 - 18:17
Partito Comunista
Golpe alla Banca nazionale
Partito Comunista

Il Partito Comunista (PC) apprende la notizia del cambio di rotta della politica della Banca Nazionale Svizzera (BNS) in merito all'ormai ex-fissazione della soglia minima di cambio fra il franco e l'euro. Il PC si è da sempre opposto all'Introduzione di tale vincolo (al contrario del Partito Socialista e dell'Unione Sindacale, i quali, addirittura, auspicavano un cambio a 1,4), e questo perché esso da un lato ha sancito un'adesione de facto della Svizzera all'euro, minando l'indipendenza monetaria della BNS, e dall'altro ha creato i presupposti per grosse perdite finanziarie dovute all'acquisto forzato di divise europee per il mantenimento della soglia minima. Se ciò non è avvenuto è probabilmente da ricondurre al ruolo giocato dalla Cina che ha deciso di investire nell'acquisto di titoli in euro, facendo indirettamente alleviare la pressione sul franco.

Va inoltre ricordato che l’operazione dell’istituto allora diretto da Philipp Hildebrand è stato fatto più per le pressioni internazionali mosse dai principali centri economici – gli USA padroni del Dollaro e l’Euro capitanato dalla Germania – piuttosto che per i problemi dell’esportazione svizzera, come da tutti sbandierato. Va infatti ricordato che buona parte delle esportazioni nostrane sono composte da prodotti ad alto valore aggiunto, i quali sono difficilmente sostituibili su due piedi, poiché non così facilmente reperibili altrove.

Da un certo punto di vista la scelta annunciata dal Direttore della BNS Thomas Jordan non può che essere accolta positivamente, ma la repentinità e la modalità con cui l’operazione è stata attuata, oltre a rischiare di creare sconquassi nel breve e medio periodo, allo stesso tempo pone degli interrogativi fondamentali sulle motivazioni che hanno portato la BNS a cambiare radicalmente strategia, senza dare alcun segnale o percorrere un abbandono graduale della soglia. La strategia monetaria espansiva della BNS sembrava ormai stabilita chiaramente anche in virtù della recente decisione di fissare lo strumento di riferimento del tasso Libor a tre mesi, per la prima volta a valori negativi, e per la centralità che Jordan aveva dato alla soglia 1.2 per la politica monetaria della BNS solo dieci giorni fa. 

In modo particolare c'è il rischio che la scelta della BNS sia stata adottata in quanto si ritiene che l'Eurozona e il sistema finanziario siano a forte rischio stravolgimenti (il che porterà verosimilmente la BCE a immettere nuova liquidità nel mercato tramite Quantitative Easing): moniti che il Partito Comunista aveva lanciato a più riprese, considerando per questo la stessa soglia 1.2 alquanto controproducente.

Sembra si sia prefigurato un vero e proprio golpe ai danni della BNS, la quale si trova ora priva dei due atout fondamentali rispetto alla politica economica sia Svizzera che internazionale: la sua credibilità internazionale - distrutta con questo repentino cambio di politica dopo le promesse del mantenimento della soglia - e l’oro nelle riserve, svenduto negli ultimi anni. È proprio in momenti come questi che si comprende la pericolosità dell’indipendenza che la BNS gode dalla politica e dunque dal controllo della popolazione. Essa può prendere decisioni – come si è visto spesso sotto pressioni internazionali e non – che hanno un forte impatto sulla vita della popolazione senza dover rendere conto a nessuno, cercando di rispettare un ridicolo “paletto” giuridico che vuole la BNS agire “nell’interesse generale del paese”. Il PC ritiene che la BNS debba fare chiarezza sulla sua decisione e auspica che la politica rivaluti il ruolo della Banca Nazionale favorendo un controllo più democratico della stessa.

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