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L'OSPITEFallimenti, Bellinzona come Lugano?

15.01.15 - 07:35
ATAC
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Fallimenti, Bellinzona come Lugano?
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Se c’è una cosa di cui il Ticino non ha bisogno è il fallimento di un’ulteriore città. Dopo Mendrisio e Lugano anche Bellinzona si sta dirigendo verso l’aggregazione. Purtroppo il piano presentato ricalca quello degli altri agglomerati, molto centralistico senza una visione su tutto il territorio a medio-lungo termine.

Se si vuole copiare il centralismo europeo, che ha già mostrato i suoi limiti, lo si sta facendo con molta ipocrisia, ingannando i cittadini che credono ancora di vivere in uno stato federalista in grado di gestirsi con qualità.

I cittadini dovrebbero essere informati su questo poiché, con queste premesse, non potrà che nascere una nuova città in cui la periferia si sentirà abbandonata esattamente come succede a Lugano e Mendrisio.

La legge sulle aggregazioni è basata sul centralismo relegando i quartieri a semplici dormitori in cui esiste una commissione che non ha alcun valore decisionale. Succede così che il cittadino si illude di veder risolti i propri problemi mentre ne sorgono altri più onerosi.

Un altro problema consiste nei costi aggregativi che altrove si sono dimostrati nettamente superiori alle previsioni. Più il comprensorio è ampio, maggiori sono i costi. Sarà disposto il Cantone a versare contributi milionari (almeno 100 milioni) per far sopravvivere l’aggregazione? Sarà in grado il nuovo Comune di affrontare il futuro senza i contributi perequativi visto che questo è uno dei motivi che stanno alla base delle aggregazioni?

Certamente i soldi appariranno, come si fanno apparire puntualmente per progetti megalomani, ma si tratta di debiti che ipotecheranno il futuro dei cittadini. Si predica che con le fusioni diventeremo più forti e competitivi ma è l’esatto contrario della realtà.

Bisogna riconoscere che l’asse Bellinzona-Giubiasco si sta muovendo con maggior cautela rispetto alle altre città anche perché non ha il moltiplicatore da usare come esca. Dietro l’aggregazione ci sono obiettivi politici che nessuno esplicita come la ricerca di risorse da parte del centro per risanare la sua situazione o la riconquista del controllo della città da parte dei liberali dopo molteplici fallimenti.

Perché noi dell’ATAC ci ostiniamo a analizzare la questione e a spiegarla? Semplicemente perché non siamo legati a nessun tipo di interesse mentre chi in politica opera per centralizzare, ha evidenti collisioni con un’economia che domina la scena pur causando crisi e ipotecando il futuro.

È emblematico notare come ancora oggi i cittadini credono di “decidere” le fusioni mentre votano consultivamente, senza potere decisionale. Il futuro del loro voto è già segnato e perciò sarebbe meglio, viste le altre esperienze urbane, che invece di recarsi alle urne, gli abitanti della periferia di Bellinzona andassero in chiesa ad accendere un cero sperando che almeno a loro “Dio gliela mandi buona”!

Per l’ATAC

Alberto Poli e Gabriella Gerosa

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