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di Michael R. Härdi, Lugano, Area Liberale
Il popolo svizzero ha capito la situazione e ha votato di conseguenza e con un risultato che parla molto chiaro. Mettere in dubbio questa votazione sarebbe da irresponsabili e un pugno in faccia agli svizzeri. Sappiamo i tempi che ci vogliono ma sarebbe veramente auspicabile che viene messo in atto al più presto.
L’UE continua con le sue pressioni e minacce, ribadendo che la libera circolazione delle persone è un principio e diritto e non negoziabile (chi gli dà il diritto di decidere cosa è negoziabile e cosa non?) e se la Svizzera non rispetta questo principio metterebbe a rischio gli accordi bilaterali (ricordiamoci che la UE ha bisogno della Svizzera come noi di loro e nessuno delle due parti può fare a meno dei bilaterali).
Queste affermazioni da Bruxelles se non altro sono un ennesima conferma che la Svizzera ha fatto benissimo a non entrare a far parte della Comunità Europea nella quale, appartenente o meno, comunque non avrebbe una gran voce in capitolo e francamente avremo solo da perdere, come paese, come cittadini.
Fatto sta, l’immigrazione di massa in Svizzera va fermata, meglio ieri che domani e la votazione del 9 febbraio finalmente è stato un primo chiaro segnale.
Rimane da sperare che Berna, di fronte alle continue minacce da Bruxelles, non cede, come purtroppo spesso capita.
Il consigliere federale Burkhalter promette di non cedere alla volontà di Bruxelles e di rispettare il voto del 9 febbraio, ci mancherebbe (!), speriamo che alle parole poi seguono i fatti.
Messo a dura prova la diplomazia e soprattutto la capacità di negoziazione da parte del nostro governo che fino a oggi di fronte a delle trattative delicate con l’estero non sempre ha fatto la sua bella figura.
La democrazia diretta e la volontà del popolo va difesa coi denti, al beneficio di tutti gli svizzeri e i suoi residenti permanenti.
