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L'OSPITETedesco alle Elementari e stages alle Medie: pensiamo oggi all’occupazione di domani

18.11.14 - 07:11
Sinue Bernasconi, Candidato GLRT e ALRA al Gran Consiglio
Tedesco alle Elementari e stages alle Medie: pensiamo oggi all’occupazione di domani
Sinue Bernasconi, Candidato GLRT e ALRA al Gran Consiglio

Lungimiranza ed attualizzazione. Due bellissimi concetti che però faticano a trovare un vero riscontro nella politica ticinese. Essere lungimirante significa al contempo conoscere il passato, osservare il presente e proiettarsi nel futuro, forti dell’esperienza già acquisita (anche da altri…) ed intrepidi nel proporre soluzioni innovative ed intelligenti. Ma partiamo dalla base, dall’essenza e dal futuro del nostro Cantone. Parliamo di formazione.

Oggi, i bambini che frequentano le scuole elementari seguono un programma la cui ossatura è rimasta praticamente invariata rispetto a trent’anni or sono. Possono questi bambini sperare in un degno futuro, certi del fatto che l’autorità politica si sia adoprata per una rivalutazione critica e costante delle competenze che acquisiranno a Scuola? E in generale, sono sufficientemente (in-)formati i nostri giovani al termine della scuola dell’obbligo? Sono pronti per scegliere, con cognizione di causa, il loro futuro scolastico e/o professionale? Domande a cui si vorrebbe poter rispondere affermativamente. Ma parliamo di soluzioni concrete, dato che troppo spesso il dibattito politico ticinese è tutt’altro che solution-oriented…

In primo luogo bisognerebbe, in linea col Concordato HarmoS che prevede l’introduzione di una terza lingua nazionale nella scuola dell’obbligo, intensificare ed anticipare l’insegnamento delle lingue (tedesco in primis). La comunità scientifica è concorde nell’affermare che prima s’inizia ad imparare un linguaggio e più facilmente lo si assimila. Addirittura, alcuni studi hanno mostrato che il processo d’apprendimento di una o più lingue inizia già durante la vita prenatale (e.g., Byers-Heinlin, Burns & Werker, 2010), guarda a caso proprio il periodo in cui si assiste alla più rapida formazione di sinapsi nelle aree sensoriali, motorie e associative. Crea probabilmente un certo stupore pensare che addirittura circa 3 mesi prima di nascere (ovvero quando il sistema nervoso centrale è maturo) siamo in grado di percepire una o più lingue…e di riconoscerle! E non ci si limita al linguaggio. In generale, la ricerca mostra come dei colossi del passato in ambito della psicologia dello sviluppo (come Jean Piaget ad esempio) abbiano sottovalutato in maniera considerevole le capacità cognitive superiori dei neonati e dei bambini. Anche se può sembrare controintuitivo, quando siamo piccoli siamo ben più “intelligenti” di quel che si possa pensare. Consapevole di questa evidenza empirica, la politica dovrebbe plasmarsi in funzione della scienza e della ricerca, non arrivando affannosamente e goffamente decine d’anni dopo (per essere ottimisti) con proposte ormai vetuste ed inefficaci.

In Ticino, il primo contatto con una seconda lingua avviene soltanto a partire dal secondo ciclo della scuola elementare (i.e. dalla terza elementare), quando sono passati ben 8 anni da un ipotetico inizio d’apprendimento bilingue! Una solida e precoce base nella lingua tedesca servirebbe a differenziarsi dal frontaliere medio ed a poter beneficiare di maggiori opportunità lavorative oltralpe (che con l’entrata in
funzione di AlpTransit saranno ancora più attrattive).

Oltre a puntare maggiormente sulle lingue, la Scuola ticinese dovrebbe offrire la possibilità agli studenti di scuola media di svolgere dei periodi di pratica in diversi settori lavorativi. Questo permetterebbe di tastare con mano cosa significhi concretamente praticare una data professione ed evitare di svolgere una lavoro o un percorso formativo non gratificanti e che non corrispondono alle proprie aspettative. In generale, non vi dovrebbe essere una cesura netta tra mondo scolastico e professionale ma piuttosto un continuum integrante entrambi, che offra progressivamente più spazio al mondo accademico e lavorativo man mano che ci si avvicina al termine della scolarità obbligatoria. Tra mondo scolastico e professionale dovrebbero, in sostanza, esservi più sinergie e più permeabilità (bidirezionale). L’obiettivo è anche quello di limitare la sovra-accademizzazione che contribuisce, in alcuni settori, a svalutare fortemente il valore dei titoli di studio e di valorizzare al contempo gli apprendistati e le professioni meno conosciute. Inoltre, si limiterebbe il fenomeno d’“inerzia studentesca”, i.e. il fatto di proseguire il proprio iter formativo attraverso degli studi superiori senza avere un chiaro progetto di studio, andando un po’ a tastoni, senza sapere, in fondo, quale sarà la professione che si vorrà praticare in futuro.

Lo scopo ultimo della Scuola dovrebbe essere di permettere al maggior numero di giovani possibile di seguire un iter formativo che li valorizzi e permetta loro di vivere dignitosamente del proprio lavoro e progettare il futuro. Per permetter loro di essere maggiormente competitivi sul mercato del lavoro e soddisfatti della propria attività lavorativa è imperativamente necessario attualizzare i programmi scolastici in funzione delle necessità attuali e future ed accrescere le sinergie tra mondo del lavoro e sistema scolastico. Per una Scuola di qualità, dinamica ed al passo coi tempi!

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