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CANADAArcade Fire e la creazione di un’epica dance-pop

07.08.17 - 06:00
Continua il mutamento di pelle (musicale) da parte di Win Butler e compagni, che mettono più a fuoco il cambio di linea di “Reflektor”
Arcade Fire e la creazione di un’epica dance-pop
Continua il mutamento di pelle (musicale) da parte di Win Butler e compagni, che mettono più a fuoco il cambio di linea di “Reflektor”

MONTREAL - Chi segue gli Arcade Fire da anni sarà rimasto spiazzato nell’ascoltare il riff di “Everything Now”, brano che dà il nome all’album e primo singolo, con quel suono e quell’incedere che richiama, abbastanza esplicitamente, gli Abba.

Win Butler e compagni continuano nel cambio di pelle (musicale) nel quale sono impegnati da un decennio. Prima il rock epico di “Funeral” e “Neon Bible”, che restano probabilmente i loro lavori migliori. Poi la strizzata d’occhi al country e alla provincia americana con “The Suburbs”, quindi il cambio di rotta di “Reflektor”, che meglio si capisce dopo aver ascoltato “Everything Now”. Quello era l’inizio del nuovo discorso della band canadese, che diventa più esplicito con quest’ultimo lavoro, per il quale in cabina di regia sono stati chiamati, tra gli altri, Thomas Bangalter dei Daft Punk e Geoff Barrow dei Portishead. Già questa è una chiara dichiarazione d’intenti.

Un paio di passaggi non sono proprio a fuoco (“Infinite Content” e il levare di “Chemistry”). Per il resto gli Arcade Fire non hanno smesso di fare quello che conoscono meglio: i brani-inno. Solo che l’epica di “Intervention” o di “The Well and the Lighthouse” che apparivano su “Neon Bible” si è mutata in quella di “Signs of Life” e “Put Your Money On Me”. Le chitarre hanno lasciato più spazi a pad e sintetizzatori, ma la volontà di creare degli “anthem” è rimasta sostanzialmente immutata.

In conclusione, che giudizio dare di “Everything Now”? I fan della prima ora sono rimasti delusi, alcuni fortemente. Anche la critica è perlopiù tiepida. Feroci obiezioni specialmente sul versante testi, giudicati adolescenziali o banali. Butler e soci hanno criticato la società dei consumi, riflettendo anche sui drammi dell'esistenza quotidiana nascondendo il tutto con una veste musicale solo a prima vista leggera.

È un album prodotto magistralmente, del quale si può mettere semmai in discussione l’orientamento musicale, se si è attaccati agli Arcade Fire degli esordi. Ai quali non si può comunque imputare di essersi fossilizzati sul sound della prima ora.

 

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