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SVIZZERACrimer, “Preach”: riflessi(oni) synth pop

10.07.17 - 06:00
Sangallese, da qualche anno di base a Zurigo, Alexander Frei, colui che si cela dietro allo pseudonimo Crimer, narra la genesi di “Preach” (Muve Recordings, 28 aprile 2017)
Crimer, “Preach”: riflessi(oni) synth pop
Sangallese, da qualche anno di base a Zurigo, Alexander Frei, colui che si cela dietro allo pseudonimo Crimer, narra la genesi di “Preach” (Muve Recordings, 28 aprile 2017)

ZURIGO - Una proiezione, una proiezione fuori dal tempo. Eppure del tutto attuale. Sonorità new wave/synth pop oriented - puramente Eighties - plasmano la struttura, l'impianto, che sta alla base della produzione. Una vocalità profonda, baritonale, a tratti ipnotica, modula le quattro tracce, ammalianti, tra cui i due singoli (e video), “Brotherlove” - pubblicato in flexi disc il 17 febbraio - e “Follower” - in rete dal 29 maggio -.

Alexander, raccontami di te…

«Ho iniziato a cantare da piccolo, nel coro della chiesa… Successivamente, da adolescente, ho militato in diverse band, sperimentando stili, generi e sotto-generi... Tutte esperienze, queste, che mi hanno portato a dare vita a questo progetto, a dare vita a Crimer…».

Raccontami il processo di lavorazione di “Preach”...

«Avevo tanto materiale, e tante idee per la testa… Avrei potuto pubblicare un album, ma per me ora era importante vedere la reazione del pubblico alle mie prime quattro canzoni... A tre mesi dalla realizzazione, devo dire che l’accoglienza è stata meravigliosa…».

Vuoi entrare nel dettaglio dei testi?

«“Brotherlove” narra l’amore fraterno… Ho due fratelli, molto diversi da me, con prospettive differenti dalle mie… Ma il loro supporto nei miei confronti è incondizionato… Sono convinto che sia però l’ascoltatore a dover dare un’interpretazione personale ai versi, alle strofe… Come la comunità Lgbt di Zurigo, che ha trasformato “Brotherlove” in una sorta di inno… “Follower”, invece, racconta della situazione in cui si ritrova un sacco di gente, me compreso... Gente che ha il timore di lasciarsi alle spalle la vita precedente e ricominciare… “Badface” e “Black Party”, infine, raccolgono riflessioni, riflessioni molto personali che, altrimenti, non sarei stato in grado di comunicare…».

Quali le maggiori influenze musicali confluite nell’ep?

«Nelle sonorità prettamente Eighties mi sento bene… Identificarsi in qualcosa di specifico, però, credo non sia la cosa giusta da fare… Per questo motivo i miei ascolti sono tanti… Potrei citare Cure, Depeche Mode, così come TR/ST e Parcels…».

Raccontami le registrazioni…

«Ho sviluppato le strutture embrionali delle canzoni sul mio computer, in treno, la sera, rientrando dal lavoro… A casa, quando ho dato il via alle incisioni vere e proprie, hanno preso una forma definitiva…».

Hai un home studio?

«Diciamo che è una stanza dotata di un computer, due monitor, un microfono e una chitarra… (ride)».

Hai registrato l’intera produzione tra le mura di casa, quindi?

«Tutto eccetto le tracce vocali e di chitarra, che ho messo a punto all’interno degli Alterna Recording Studios di Basilea, tra ottobre e novembre 2016...».

Da quanto mi dicevi poco fa, hai abbastanza materiale per poter realizzare un album… Vista l’accoglienza dell’ep, ora è in programma?

«Sì, ho già registrato parte delle canzoni...».

Conterrà anche i brani dell’ep?

«No, solo pezzi nuovi. Dieci in tutto».

Quando prevedi la pubblicazione?

«All’inizio del 2018…».

Info: crimer.ch

 

 

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