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STATI UNITIProteste anti-Trump, Joan Baez cerca un nuovo inno

07.02.17 - 18:09
La scelta potrebbe cadere su una versione "semplificata" di "I Carry The Flame" di Josh Ritter
Proteste anti-Trump, Joan Baez cerca un nuovo inno
La scelta potrebbe cadere su una versione "semplificata" di "I Carry The Flame" di Josh Ritter

NEW YORK - Dopo aver cantato in spagnolo una versione di "We Shall Not Be Moved" alla Marcia delle Donne di San Francisco nel giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, Joan Baez è tornata sulle barricate come madrina della canzone di protesta.

«La resistenza anti-Trump ha bisogno di un inno», ha spiegato alla rivista Rolling Stone la 75enne folk singer che negli anni Sessanta, a fianco di Bob Dylan, ha dato voce alla colonna sonora delle battaglie per i diritti dei neri e contro la guerra del Vietnam.

Joan è un simbolo delle lotte civili e dell'America democratica, un'icona che non si rassegna a entrare nella storia per il suo ruolo nella musica che in aprile verrÀ consacrato con l'induzione nella Rock and Roll Hall of Fame. Dopo agre regalato al mondo canzoni come "Diamonds and Rust" o "Love is Just a Four-Letter Word", la Baez continua a lottare con la passio e di allora. Oltre alla marcia con giovani e giovanissimi a San Francisco, oltre a girare il mondo in tournee con quella sua tranquilla indignazione nella voce, la cantante di Farewell Angelina ha ripreso in mano la chitarra acustica per testare canzoni in grado di diventare la "Blowin' in the Wind" dei nostri tempi. «Non ci sono abbastanza canzoni di protesta. Ce ne devono essere di più perché tengono su il morale», ha detto Joan a Rolling Stone: «Il problema oggi è che non abbiamo ancora un inno».

La Baez è convinta di averlo trovato. Ed è convinta di aver trovato un nuovo Dylan capace di esprimere in parole e musica l'ansia dell'America convinta che l'elezione di Trump, tra muro col Messico, bando dell'immigrazione, attacchi all'Onu, a Planned Parenthood, all'ambiente e a tutte le minoranze, sia stata un madornale errore. "I Carry the Flame" del cantautore dell'Idaho Josh Ritter potrebbe a suo avviso diventare la colonna sonora a sostegno della contestazione contro il tycoon.

Come Dylan, anche Ritter è nato nel gelo delle praterie a due ore di macchina dal confine canadese. Joan lo ha scoperto una decina di anni fa. Lo ha invitato ad aprire alcuni suoi concerti e registrato una versione di una delle sue prime canzoni, "Wings". Ora "I Carry the Flame": «Devo fare in modo che Josh riscriva i versi per semplificarla», ha spiegato: «Ci servono cose nuove. Non possiamo cantare Blowin' in the Wind e We Shall Overcome per sempre».

 

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