REGNO UNITOOscar, un mondo di suoni e colori

LONDRA - Una vocalità profonda, baritonale, modulata al di sopra di una matrice sonora new wave oriented, ammaliante. Oscar schiude così un contenitore da cui traboccano affetti, ricordi, versi, che ha custodito per anni dentro il suo mondo di suoni. Suoni sperimentati, in primis, da suo padre, Martin Scheller, che, con i Regents, sul finire del Settanta, scandagliò la scena post-punk britannica.

Oscar, raccontami il processo compositivo del disco…

«Alla base, c’è un concetto ben preciso: amo immagazzinare, assorbire suoni, sonorità, eludendo qualsiasi preconcetto. Da qui, nasce il mio lavoro di analisi, poi di elaborazione, ritagliando e amalgamando - come evoca il titolo dell’album - quanto è rimasto dentro di me…».

Cosa puoi dirmi a proposito dei versi...

«Riportano riflessioni, talvolta assai personali, sulla mia vita, sulla mia esistenza…».

Come la definiresti?

«A colori…».

A chi è dedicata “Only Friend” (in cui figura l’apporto di Marika Hackmann, ndr), la quinta traccia?

«A mio padre, che morì quando avevo otto anni…».

Vuoi entrare nel dettaglio di “Gone Forever” (la decima traccia, ndr)...

«Chiude il disco e, nel contempo, chiude un periodo della mia vita… Ora, davanti a me, c’è un nuovo capitolo…».

Al di là della musica, quali le maggiori influenze confluite in “Cut and Paste”?

«I colori, l’arte, il Dadaismo, che ho studiato a fondo anche sui banchi di scuola...».
 
Dove e come sono state effettuate le sessioni di registrazione?

«Ho registrato ogni passaggio, ogni sfumatura, da solo, nella mia camera da letto, con l’eccezione delle linee di batteria e di basso, che sono state incise in studio dai ragazzi che porterò con me in tour...».

Hai utilizzato la medesima modalità anche per la tua produzione precedente (l’ep “Beautiful Words”, Wichita Recordings, 22 giugno 2015)?

«Sì...».

Qual è l’ultimo disco che hai comprato?

«Una raccolta della R&S Records…».

Info: facebook.com/oscaroscar