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INTERVISTATutti i segreti della AMG Project One

13.10.17 - 06:00
Sarà lei la prima automobile del mondo ad avere un motore trapiantato dalla Formula 1. Abbiamo incontrato il CEO di AMG per farcela spiegare in dettaglio.
Tutti i segreti della AMG Project One
Sarà lei la prima automobile del mondo ad avere un motore trapiantato dalla Formula 1. Abbiamo incontrato il CEO di AMG per farcela spiegare in dettaglio.

Non è la hypercar più potente di sempre, né la più veloce su rettilineo, né la più vistosa o avveniristica nel design. La Mercedes-AMG Project One nasce con un'altra ambizione: semplicemente, essere la prima vettura omologata per la circolazione stradale a montare un motore di Formula 1. Si tratterà dunque dello stesso V6 di 1.6 litri, turbo e dotato di tecnologia ibrida, impiegato da Hamilton e Bottas nei Gran Premi della massima espressione del Campionato Mondiale per vetture monoposto. Il futuro è d'obbligo perché la vettura presentata al Salone di Francoforte, in realtà, è ancora allo stadio di prototipo, benché tecnicamente definita nella sua totalità ad eccezione di piccoli aggiustamenti aerodinamici di dettaglio; la produzione prevista, appena 275 esemplari, è interamente venduta e le prime consegne alla facoltosa clientela partiranno a inizio 2019. Con prezzo “special”: 2,275 milioni di euro più tasse locali.

Ma si tratta di una sfida essenzialmente tecnica, che Mercedes ha deciso di mettere in campo per diversi motivi; tra cui alzare con forza livello e percezione mediatica della sua divisione sportiva, AMG, così come tradurre su strada buona parte della tecnologia di F1, “omologando” la componente elettrica ed ibrida quale fonte principale della prestazione. Come presto avverrà nell'ottica di elettrificazione di massa del mondo a quattro ruote. Precisa Thobias Moers, l'amministratore delegato AMG nonché “papà” della Project One  che abbiamo incontrato al Salone di Francoforte, “La Formula 1 non è più una sorta di “sala giochi” di grande esclusività, ma è realmente divenuta un laboratorio di tecnologia che i tempi stanno portando sempre più vicina al mondo della produzione: elettrificazione della fase di turbocompressione, batterie e sistemi di raffreddamento delle batterie sono tutti elementi che si sviluppano nelle corse e che troveranno sempre più sbocchi sull'automobile di serie. Non nel futuro immediato, ma oltre il 2020. Nella mia prospettiva, l'elettrificazione è la chiave dell'incremento prestazionale”.

Sul piano tecnologico, verrebbe da pensare che durata ed affidabilità del V6 di Formula 1 siano gli aspetti più delicati da portare sulla Project One, ma non è così. Come spiega Moers, infatti, “Da tempo nella massima formula i motori sono contingentati e devono già durare a lungo. Tanto che per la nostra Project One, la revisione del motore è prevista soltanto dopo 50mila km. Le sfide tecniche però non mancano: marcia al minimo del regime, funzionamento durante la marcia in coda, livelli di rumorosità specie nell'abitacolo oltre, naturalmente, all'osservanza delle normative antinquinamento, sono le sfide più difficili da affrontare”.

La Project One sarà insomma un'auto normale da accendere, guidare e rifornire, con benzina verde standard, ma assicurerà ugualmente prestazioni totalmente fuori dall'ordinario, grazie alla potenza combinata annunciata di poco superiore ai 1000 cv. Che permetterà uno scatto da 0 a 200 km orari inferiore ai 6 secondi con velocità massima superiore ai 350 chilometri orari. “Non è l'aspetto più importante ed è più che sufficiente”, assicura Moers, “poiché rappresenta un buon compromesso tra aderenza al suolo (l'auto genera effetto suolo che però non supera il suo peso, ndr) ed affidabilità dei pneumatici”. Rispetto alla Formula 1, il V6 turbo di 1.6 litri ha un regime massimo inferiore, circa 11mila giri, ma conserva sia la turbina con servoassistenza elettrica (risposta al gas più rapida che su un aspirato) sia il motore elettrico tra basamento e cambio; spicca tra l'altro per l'elevatissima efficienza termica, annunciata in superiore al 40%.

In più, la Project One vanta la trazione integrale con due unità elettriche da 120 kW su ciascuna delle ruote anteriori, che permettono il controllo attivo del comportamento in curva spostando la spinta sulle singole ruote via gestione elettronica. La batteria di bordo, al litio, è anch'essa maggiorata e consente tra l'altro di marciare in modalità puramente elettrica coprendo fino a 25 km. La monoscocca è monolitica in carbonio ed accoglie – giuste giuste – due persone; la strumentazione è minimalista, affidata sostanzialmente a due display digitali. Non c'è spazio per ausili alla guida: la Project One resta una hypercar dedicata al pilotaggio manuale.

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