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INTERVISTAGobbi: “Il ticinese ama le auto e la libertà”

14.11.15 - 10:55
Sicurezza e tecnica: anche il Dipartimento delle Istituzioni si occupa spesso delle quattro ruote. Che piacciono anche al suo direttore.
Gobbi: “Il ticinese ama le auto e la libertà”
Sicurezza e tecnica: anche il Dipartimento delle Istituzioni si occupa spesso delle quattro ruote. Che piacciono anche al suo direttore.

Porre la prima domanda a Norman Gobbi è stato quasi fin troppo facile. Durante la sua ultima campagna elettorale il suo slogan è infatti stato il seguente: un 4x4 della politica.

Oltre all’evidente desiderio di lavorare altri quattro anni quale Consigliere di Stato, c’è anche un legame con il fatto che lei guida una Subaru?

Guido sicuramente una Subaru perché ha il 4x4 e vivendo in montagna la trazione integrale è decisamente una necessità. Forse il 4x4 non sarà eccezionale per tutte le automobili, però va in avanti! Il che si ricollega un po’ anche al mio motto, perché forse non sarò eccezionale però vado sempre in avanti con forza e tenacia!

Avanti quanto? Quanti chilometri percorre in un anno?

Ai tempi ne percorrevo sicuramente di più, anche 50'000 chilometri l’anno. Oggi circa la metà, considerando anche che mi faccio scorrazzare spesso per questioni di comodità, per poter rendere il tempo di trasferta più efficiente potendo lavorare e soprattutto per la sicurezza, in quanto un colpo di sonno al volante durante le giornate faticose può essere letale.

Quando invece si trova lei al volante, qual è il comportamento degli altri automobilisti che la infastidisce maggiormente?

Direi l’indecisione, se uno non sa se andare a destra o a sinistra, se procedete forzatamente a velocità ridotta senza un reale motivo. Ovviamente ho comprensione nel caso dei turisti, ma ciò su cui sono intransigente sono coloro che giocano con lo smartphone in quanto rappresentano un reale pericolo per se stessi ma in particolare per gli altri. Un comportamento che purtroppo noto sempre più spesso e che porta a distrarsi sempre maggiormente mentre si è al volante.

Quale, invece, il luogo in cui trova più piacevole guidare?

Mi diverto sicuramente sulla neve e sulle stradine di montagna, che è poi anche un po’ il territorio in cui sono nato e cresciuto. Essendo stato autista di camion anche questi ultimi mi sono sempre piaciuti da guidare…

Mi pare quindi di intuire che c’è un discreto interesse verso il mondo dei motori, giusto?

I motori sono sicuramente un passione. Personalmente non ho mai corso, però ho tanti amici che lo fanno e li ho sempre seguiti volentieri! Mi ricordo mio papà che faceva le gare su neve al Motto Bartola un sacco di tempo fa. È un mondo che unisce passione, capacità umana e tecnica, anche se trovo un po’ peccato che quest’ultima prenda sempre più piede a scapito della prima. Sono per esempio sempre stato affascinato dal rapporto pilota-navigatore nei rally per la fiducia, l’amicizia e la lealtà reciproca, o anche di come i meccanici riuscissero in tempi record a mettere in sesto l’automobile facendo gioco di squadra. Oggi le automobili sono forse più affidabili ma non ci puoi più mettere mano, quindi quando si rompe sei fermo.

Il bello e il brutto dell’evoluzione…

Un'evoluzione che è sicuramente impressionante. Se penso alla differenza tra la mia prima auto, una Honda Shuttle del 1986, e la mia Subaru attuale sembrano distanti molti più anni di quanti ne siano effettivamente trascorsi.

Come mai possiede proprio una Subaru?

Sicuramente per una questione di praticità, nel senso che oltre a potermi spostare con ogni condizione meteorologica è proprio una marchio affidabile: a parte una volta in cui ho bucato non sono mai rimasto a piedi. L’altro è che la Svizzera non ha un costruttore di automobili, e tra tutti quelli importati direi che Subaru è quello che sentiamo più “nostro” rispetto agli altri.

Parliamo della guida autonoma: da accogliere o da respingere?

La guida autonoma la vedo come una tappa evolutiva  quasi obbligata. Già la nascita dell’automobile stessa è stata un shock culturale oltre un secolo fa, se pensiamo al drastico passaggio dal cavallo inteso come essere vivente ad un mezzo meccanico. Un tappa evolutiva che può essere positiva perché aumenta di sicuro la sicurezza e ti sgrava da ciò che magari non trovi piacevole come il traffico, il cercare posteggio o guidare per tante ore di fila, negativa perché manca la dimensione umana del poter scegliere e fare le cose con le proprie mani.

Il Dipartimento delle Istituzioni quanto è a contatto con l’automobile?

Non è onnipresente ma comunque c’è. La formazione degli allievi conducenti, la sicurezza, la prevenzione, la repressione, la tecnica e tutti gli aspetti di cui si occupa la sezione della circolazione, le imposte di circolazione e via dicendo. Il mio Dipartimento e quello del Territorio sono sicuramente i due che hanno più a che fare con l’automobile in generale: noi per tecnica e sicurezza, loro per la mobilità in senso più ampio.

La popolazione ticinese come la vive l’automobile?

Siamo il distretto d’Europa con più veicoli motorizzati pro capite, neonati e anziani compresi. Il ticinese è molto attaccato al senso di libertà e quindi ci tiene a muoversi liberamente, in modo indipendente, oltre ad essere a mio modo di vedere anche discretamente appassionato. Non solo abbiamo uno dei parchi veicoli più recenti ed efficienti ma anche con quello con più Porsche.

 

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