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AUTO STORICHEToyota Supra – Questione di reputazione

06.11.15 - 16:36
Si tratta di una delle auto sportive giapponesi più ambite della storia. Ieri mostro sacro delle elaborazioni, oggi esempio di quanto certe automobili sappiano essere attuali a distanza di decenni.
Foto: Davide Saporiti
Toyota Supra – Questione di reputazione
Si tratta di una delle auto sportive giapponesi più ambite della storia. Ieri mostro sacro delle elaborazioni, oggi esempio di quanto certe automobili sappiano essere attuali a distanza di decenni.

Per quelli della mia generazione la Toyota Supra è sempre stata una sorta di mito, di mostro sacro. Un’auto da battere. L’influenza, ovviamente, non poteva che venire da quel primo capitolo della saga Fast & Furious che nel corso degli anni si è evoluto perdendone lo spirito originario. Cionondimeno la forza di quelle automobili sportive giapponese, ovviamente elaborate, ha contagiato almeno un po’ noi giovincelli del vecchio continente per i quali quel tipo di vetture sono sempre restate piuttosto esotiche. Poi quasi casualmente succede che un giorno qualsiasi ti imbatti di nuovo in una Toyota Supra, in questo caso un esemplare esposto nello showroom del Garage Bonfanti di Mendrisio. Ed essendo nel frattempo trascorsi un bel po’ di anni sei sollevato all’idea di sapere che in giro vi sia ancora qualche esemplare completamente originale. Esclusi i cerchi in lega da 18 anziché 17 pollici, ma poco importa.

Nei giorni successivi ti invade la curiosità perché vuoi sapere a tutti i costi quali sensazioni si prova guidandone una. E il problema è che nel nostro mestiere si è talmente abituati a poter mettere le mani su qualsiasi automobile del pianeta che a volte si fa fatica ad accettare un “No” come risposta. Fortuna vuole che in questo caso il riscontro fu immediatamente positivo – fatte la dovute raccomandazioni. Appunto, le raccomandazioni: la reputazione selvaggia della Supra mi ha inseguito fino al momento della verità. Il fatto è che non sai cosa aspettarti e l’immagine data da tutti quegli esemplari oltremodo elaborati ti da l’idea di fare un salto nel buio. Mi aspettavo una sorta di Corvette con un motore scorbutico almeno tanto quanto quello di una Porsche 930. Sarà davvero così cattiva l’erogazione? Ci vorrà molto finché le si possa poi dare del tu? Sarà sfruttabile o la tipica automobile che va spremuta solo in pista?

I primi metri, quelli in cui prendi confidenza con le dimensioni alla “primo giorno di scuola guida”, mi paiono strani. Un po’ come se avessi sbagliato automobile. Ma come: pensavo di essermi messo al volante di una Supra, non di una BMW Serie 8 a dodici cilindri con cambio manuale… Il motore è vellutato, discreto, con un’elasticità invidiabile anche dai propulsori più moderni. La guidi come una qualsiasi altra paciosa coupé concepita per il gran turismo più che per le prestazioni pure, come in effetti suggerirebbe il tutt’altro che sportivo volante a quattro razze e sedili in pelle certo ma comodi ma non propriamente contenitivi. Persino la plancia, pur avendo un layout ergonomicamente concepito attorno al guidatore, non trasmette poi grande sportività. Non fosse per quel grande contagiri posto proprio al centro dell’attenzione.

La realtà dei fatti è che la Supra ha due anime, diverse ma coerenti tra loro. Da un lato hai quel motore vellutato, dal piglio moderno, che spinge già con vigore dai 2'000 giri al minuto e con il quale in quel frangente puoi trottare come sulle migliori grandi coupé a motore anteriore e trazione posteriore. Poi quando al primo turbo CT12B si affianca anche il secondo, fatto che avviene attorno ai 4'500 giri, i 330 cavalli e 441 Newtonemtri entrano in azione senza bussare ed è li, quindi, che devi prendere in mano la situazione come si conviene ad una vera auto sportiva. Non è tanto la singola erogazione ad impressionare, quanto la costanza con cui questo tre litri (siglato 2JZ-GTE) continua a spingere rapporto dopo rapporto: seconda, terza, quarta. La cambiata richiede un certo sforzo come su tutti i cambi manuali di automobili così prestanti, ma lui continua senza sosta, un rapporto dopo l’altro, senza ritardi nella risposta. E se poi avete l’opportunità di utilizzare pure quinta e sesta arriverete alla velocità massima (250 km/h, limitati elettronicamente) in men che non si dica. Prendere in mano la situazione, pur richiedendo certamente una certa dimestichezza, non in realtà così preoccupante come temevo poiché la risposta dell’acceleratore è molto sincera, quasi priva di ritardi, e l’avvicinarsi al limite molto progressivo. Capisci sempre con quel minimo di anticipo cosa vuole fare. Tanto che anche innescando un sovrasterzo controllato riesce ad essere più gestibile di quanto la sua reputazione vuol far credere. Ho già iniziato a darle del tu, dopo pochi chilometri.

Ci fermiamo quindi per scattare le immancabili fotografie, solitamente il momento in cui una volta svanita l’adrenalina e io e il fedele fotografo Davide Saporiti ci soffermiamo a discutere sugli aspetti estetici. Considerando che si tratta di un modello giunto sul mercato oltre vent’anni fa (più precisante nel 1993) appare sempre ancora moderno, senza tempo. Ha un che di Porsche 928 GTS, con la quale condivide la particolarità di non perdere mai fascino. Il posteriore è certamente la sezione più personale, nonostante quell’enorme alettone a suo tempo ampiamente criticato ma senza il quale oggi la Supra non riusciremmo nemmeno ad immaginarla. Un inequivocabile indicatore del tempo e del luogo in cui è nata che ormai si è radicato nel suo DNA. Che sia l’anteriore il suo lato più insipido? Può darsi, sebbene i richiami alla Ferrari 550 Maranello (che tuttavia debuttò sul mercato tre anni dopo la Supra) aiutino non poco a completare il suo senso estetico. È senz’ombra di dubbio invecchiata bene. E se non possiamo più considerarla moderna nel design, sicuramente lo è ancora nella concezione. Non parlo tanto delle prestazioni, certo notevoli ma raggiungibili anche da una qualsiasi Golf ipervitaminizzata, quanto della concezione.

Nelle curve veloci inizia ad acquisire una senso e a far valere le sue ragioni. Si mostra per quello che è: una GT che a briglie sciolte è ancora in forma come un ex atleta olimpico che non ha mai smesso di allenarsi, come una sorta di puglie vestito da direttore di banca. Perché sebbene in prossimità del limite bisogna lavorare parecchio con lo sterzo, decisamente l’organo più datato dell’intera vettura, il suo perfetto bilanciamento, il suo equilibrio, la sua neutralità ti facilitano il compito nel gestire le percorrenze in curva. Senza considerare che oltre una certa velocità pure l’aerodinamica fa la sua parte. A differenza delle auto moderne sulla Supra senti ogni singolo chilo che devi spostare: se automobili contemporanee vicine alle due tonnellate sembrano pesare qualche quintale in meno, qui senti tutti i poco più di 1'600 kg che si porta appresso. Nonostante ciò non rappresenti assolutamente un problema per l’ottimo impianto frenante. Poi va a finire che spluci le sue caratteristiche tecniche per capire il perché e apprendi che le sospensioni sono a bracci trasversali e molle elicoidali sia all’avantreno che al retrotreno, che si è fatto un largo uso d’alluminio per motore, freni, sospensioni e carrozzeria, che lo scarico è singolo anziché doppio puramente per ragioni di peso e che pure i tappetini e l’alettone sono cavi per limare anche il più piccolo grammo. Nulla di diverso da ciò che si fa oggi, ma che allora ancora non si faceva. Ecco perché la Toyota Supra era così moderna. E perché lo è restata anche ad un ventennio di distanza.

 

SCHEDA TECNICA

MotoreSei cilindri in linea, biturbo, benzina
Potenza330 cv @ 5'600 giri/min.
Coppia441 Nm @ 4'800 giri/min.
TrasmissioneCambio manuale a sei rapporti, trazione posteriore
Accelerazione 0-100 km/h5,1 secondi
Velocità massima250 km/h (limitati)

 

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