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PALERMOPorsche e la Targa Florio

08.09.15 - 06:00
Storie di grandi successi, epici ed eroici, in quello che può essere considerato il Nürburgring della Sicilia.
Porsche e la Targa Florio
Storie di grandi successi, epici ed eroici, in quello che può essere considerato il Nürburgring della Sicilia.

Nessun marchio automobilistico è nato già leggendario. Ognuno, dal primo all’ultimo, ha dovuto costruirsi la sua reputazione, guadagnarsi il rispetto, conquistarsi la sua fama. Regola alla quale non è ovviamente sfuggita Porsche, oggi nell’olimpo dei costruttori automobilistici. Quando, come nel suo caso, ci si prefigge di costruire automobili sportive è tassativo ottenere celebrità nelle competizioni. Se ora però vi chiedessi quale circuito o quale corsa sia stata la più influente per il costruttore di Zuffenhausen, probabilmente sarebbe difficile rispondere. Certamente perché Porsche ha corso (e vinto) in ogni tipologia di corse, ma in particolare perché siamo troppo giovani per ricordarci qualcosa che non sia il Nürburgring o la 24 ore di Le Mans.

Un tempo c’era invece un’altra competizione considerata addirittura una tra le più impegnative a livello internazionale: la Targa Florio. Oggi purtroppo se n’è persa memoria in quanto l’ultima edizione risale al 1977, ma sfogliando l’albo d’oro si scopre che qui Porsche detiene il record di vittorie: 11 in totale. Ma non è tutto, poiché un certo Ferdinand Porsche, all’epoca capo costruttore presso Daimler, costruì vetture che qui vinsero ancora prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: nel 1922 una Austro Daimler “Sascha” conquistò il primo e il secondo posto della categoria, nel 1924 una Mercedes da corsa con motore quattro cilindri sovralimentato con soli due litri di cilindrata vinse sia la Targa che la Coppia Florio. Successi grazie ai quali ottenne un’onorificenza dall’università di Stoccarda.

All’epoca però il marchio Porsche non esisteva ancora, e prima di procedere è meglio spiegare che tipo di corsa sia questa Targa Florio. Immaginate una percorso composto da normalissime strade di montagna quotidianamente aperte al traffico, il quale conta all’incirca seimila curve disseminate lungo i 72 chilometri di un circuito da ripetere più volte. Ecco: questo è l’estremo riassunto di cosa fosse la Targa Florio. E qui Porsche ottenne le prime vittorie nell’immediato dopoguerra grazie alle quali si conquistò la reputazione, la fama e il rispetto di cui gode oggi. La prima vittoria fu conquistata già nel 1956 con una 550 A Spyder pilotata da Umberto Maglioli. Seguirono trionfi nel 1959, 1960, 1963, 1964, ininterrottamente dal 1966 al 1970 per poi concludersi con l’ultimo trionfo nel 1973 ottenuto da una 911 Carrera RSR. Da menzionare sicuramente il giro record di Leo Kinnunen del 1970 in cui guidò una 908/03 Spyder ad una velocità media di 128,57 km/h.

Forse però, per avere piena coscienza della tipologia di competizione, è davvero necessario recarsi sul posto e ripercorrere queste strade. Alla guida di un’auto sportiva non v’è chilometro durante il quale non bisogna rallentare a passo d’uomo o invadere la corsia opposta per evitare buche, crepe, dossi e qualsiasi altro tipo di imperfezione immaginabile. Ogni attenzione che bisogna riservare al manto asfaltato viene ripagata lungo ogni centimetro di strada che ripercorre il circuito delle Madonie. La scelta relativa alla tipologia di Porsche con cui abbiamo ripercorso queste strade non è stata ovviamente casuale. Ma perché proprio la gamma GTS? Perché è alla Targa Florio del 1964 il luogo e il momento in cui questa sigla si sposa per la prima volta con il marchio Porsche. La vettura in questione, una 904 GTS di serie guidata da Antonio Pucci (un barone siciliano) e Colin Davis, batté anche i più potenti prototipi conquistando la quinta vittoria assoluta per Porsche.

Tutte vittorie e imprese dal sapore eroico e mitico. Ne prendi atto quando visiti il museo dedicato alla Targa Florio di Collesano in cui sono conservate tra le più preziose reliquie della corsa sicula, lo percepisci quando lungo la Strada Statale 258 ti fermi a quelle che una volta erano le tribune di Cerda. L’architettura, i colori, le grafiche degli sponsor che sono state ripristinate in quelli che una volta erano i box ti riportano indietro di almeno un quarantennio. Oggi qui di fronte vi scorre di fronte il normale traffico nel silenzio dei moderni motori a gasolio, ma un tempo questo posto doveva essere davvero fantastico. Quanto a fascino, bellezza del percorso e pericolosità non ha nulla da invidiare all’aura che negli ultimi anni si è creata attorno al Nürburgring. Con la differenza che, anziché trovarsi nella regione dell’Eifel, si trova in provincia di Palermo. Se solo si volesse, forse, questo fascino lo si potrebbe ancora far rivivere.

 

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