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CANTONELa storia al contrario di Camillo, ex imprenditore dipendente

26.07.17 - 07:05
Scelta controcorrente per il "miglior manager del Ticino", oggi lavoratore sotto padrone. «Mi mancava il confronto con gli altri»
La storia al contrario di Camillo, ex imprenditore dipendente
Scelta controcorrente per il "miglior manager del Ticino", oggi lavoratore sotto padrone. «Mi mancava il confronto con gli altri»

MASSAGNO - Un'adolescenza trascorsa a vagheggiare di non aver nessuno sopra a darti ordini; cartellini da timbrare, orari da osservare con rigore, stipendio sì, sicuro, ma alla fine pure fisso, nel senso deteriore del suo termine. Poi, scoprire che non è la strada giusta; riconoscere di non aver le doti, la preparazione adatta, la fortuna. E finire fra le schiere anonime dei lavoratori dipendenti. 

Cinque anni fa ha detto basta - Un percorso non così assurdo e peregrino, fra chi comincia a programmare la sua vita. Anomalia sarebbe invero il contrario: possedere il talento e scegliere di non metterlo a frutto. «Ma a far l'imprenditore non si cresce come si potrebbe», riflette Camillo Donati, 33 anni a settembre: che, aperta la sua azienda, dopo otto anni di attività ha deciso di chiuderla per andare a fare il medesimo lavoro – l'elettricista – sotto padrone.

Quaranta volte meglio degli altri - Non che i bilanci deludessero, assicura. E lo assicurano anche i risultati della prima edizione del torneo di ImprendiTi, organizzato per incoronare l'"imprenditore per gioco" migliore del Ticino, dove ha davvero sbaragliato gli altri concorrenti. Basti pensare solo che, nella classifica finale di XManager, sfida virtuale fra ragazzi ambiziosi del posto, ha accumulato quasi 4 miliardi di punti (3'925'017'670) e chi gli stava immediatamente dietro "appena" poco più di 100 milioni (106'773'001). Cinque anni fa, però, Camillo ha preferito un posto alla Spinelli di Massagno.

«Cresco io, cresce la squadra» - Motivo? «Mi mancava il confronto, quello che ti permette di migliorare». Poi, certo, oggi non fa l'ultimo degli arrivati: qualifica di capo progetto, è uno dei quadri. «Gestisco le commesse, assieme al team. Ho un portafogli mio, ma soprattutto il supporto degli altri». L'importante, dice, «è capire quello che ti piace fare». Lui parla spesso di crescita: sua e degli altri. «Cresco io, cresce la mia squadra». 

La vita non è un gioco... forse - Un'attenzione alla persona che ha pagato, pare, anche nel gioco, dove ha declinato i suoi valori: «Dinamicità e benefici. Come ho fatto ad arrivare primo e con tanto scarto? Forse ho guardato le cose in maniera trasversale, ho giocato fuori dagli schemi». Non senza fare analisi, calcoli; studiare coefficienti. «Matematico io? Ma no, sono solo uno che ci mette la passione. In fondo sono cose che faccio nel mio quotidiano. Analizzo cantieri e commesse, vado a vedere dove ancora si può migliorare. Con XManager è stato anche più facile. Sei più audace perché sai che non è vero, puoi sbagliare senza conseguenze nella realtà». 

Consiglio: pagate bene gli operai - Sarà anche che lui è da sempre «appassionato di giochi strani, anche se adesso cominciano a stancarmi. Preferisco l'orto, le mie figlie. Ma se non devi sparare o tirare calci a un pallone, perché no. Mi piacciono i giochi in cui serve calma e testa, in cui hai dati da incrociare». La realtà però è un'altra cosa. O forse no. Fra le decisioni manageriali che l'hanno portato a vincere, c'è anche quella di garantire buone remunerazioni ai dipendenti della finta compagnia aerea di XManager. «L'operaio soddisfatto è un valore aggiunto, tanto quanto lo è il cliente. In fabbrica, chi non è contento rende otto ore invece di sei. Ti "ruba" il lavoro».

Ma perché i giovani non osano? - Eppure quel che è fatto ormai è fatto. Con i soldi che ha vinto, 20mila franchi, non aprirà una sua seconda azienda. «Li investirò, per loro». Una moglie che «mi sopporta e mi segue» e l'ha lasciato divertire con lo smartphone dopo cena, due bambine di un anno e mezzo l'una e di quasi sei mesi l'altra, Camillo insegna anche ai ragazzi. «Mi dedico alla formazione continua». Ed è qui che sorge il dubbio. «Se ho partecipato io, perché non l'hanno fatto loro? Perché  non si sono iscritti in tanti? Che rischio correvano: mal che vada uscivi, non c'era la gogna». 

Sì, forse, eppure... - Alla fine, messo alle strette, un po' lo ammette. «Sì, forse io sono più portato di altri». Eppure... 

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