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CANTONE/CONFEDERAZIONE«Tre franchi e ti do il mio set per la fondue: lo faccio perché...»

19.07.17 - 07:18
La sharing economy si allarga ai beni di uso quotidiano. In Svizzera tedesca è boom, in Ticino c'è ancora qualche pregiudizio (e poca offerta)
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«Tre franchi e ti do il mio set per la fondue: lo faccio perché...»
La sharing economy si allarga ai beni di uso quotidiano. In Svizzera tedesca è boom, in Ticino c'è ancora qualche pregiudizio (e poca offerta)

SAN VITTORE - Sharing economy è anche un materassino per andare in campeggio giusto quella volta. Un cesto da pic-nic, un grill grande per fare la raclette a tutti gli amici, un set di bicchieri di cristallo; un'apirapolvere, un seggiolino per neonati, un generatore di corrente, la macchina per cucire o un paio di botti per il vino.

La macchina del caffè ti serve davvero? - Non si compra, si condivide. Si prende in prestito, quel tanto o poco che basta, senza investire tanto denaro in qualcosa che serve ma si usa qualche giorno all'anno, o qualche anno in una vita. In Ticino c'è chi propone il gioco del Taboo, un altoparlante, la macchina del caffè e quella per il pane, un set da fonduta e un rimorchio da attaccare al camper. Oppure la mountain bike per una gita, altrimenti destinata a restare in garage per la maggior parte del tempo.

Damiano e il set da fondue - Perché non affittarla invece, a 20 franchi al giorno, annuncio di Damiano? Ventisette anni, da San Vittore, ha cominciato un po' per scherzo, lo scorso marzo. «Ho pensato a che cosa potevo metterci di mio. Non ho molto, ho scelto la bicicletta e il set per la fondue. Per ora no, niente, solo qualche contatto da parte di svizzero tedeschi, che non ha portato a nulla. Da noi c'è poco mercato. Anch'io, fino a poco fa, del resto ho solo venduto», ragiona. Ma adesso non esclude di passare da offerente a richiedente. «Devo fare qualche lavoretto in casa. In fondo è una bella idea di riciclo».  

Seimila utenti in Svizzera - Da 2 a 5 franchi gli elettrodomestici, magari solo per provare prima di acquistare; prezzo anche dimezzato se si sceglie di tenerseli una settimana o un mese. Su sharely.ch, prendere dagli altri invece di andare in negozio è attività quotidiana. Curiosità o convinzione, oramai in Svizzera l'hanno fatto 6mila persone. Perché non c'è solo Airbnb e Uber, tanto per citare nomi blasonati. Contro il consumismo, e/o davanti alle difficoltà economiche, si può anche decidere di domandare a qualcun altro il trapano.

Una volta era il favore fra vicini - Una volta era il favore del vicino di casa; oggi è un'opportunità di risparmio e di piccolo guadagno, visto da una parte prima e da quella opposta poi. Così siti come questi conquistano di giorno in giorno utenti, che cominciano per divertimento e finiscono col ritornare. «Oggi abbiamo 6mila persone che offrono o prendono in prestito - dice a tio.ch il fondatore Andreas - Gli oggetti presenti in questo momento sono circa 5mila. Purtroppo, il sito è consultabile solo in lingua tedesca, quindi gli accessi dal Ticino sono limitati. La maggior parte delle transazioni avviene nell'area di Zurigo, dove il network è più solido e capillare. Ma stiamo crescendo anche altrove».

Case e auto hanno più mercato - I numeri, cioè, sono modesti rispetto per esempio a un Rentscout.ch, «30mila visitatori al mese e 800 affitti conclusi fra 400mila offerte - dice Blerim - Case e vetture sono in testa». Anche perché, va da sé, le potenzialià di smercio di beni "fuori dalla norma" come elettrodomestici e utensili da cucina, che uno mai sognerebbe di affittare, sono inferiori per cultura e pregiudizio. Ma le premesse, giurano i promotori, ci sono.

Oggi si noleggiano anche i droni - Curiosità: anche i droni sono partiti alla conquista dell'economia condivisa, a mostrare che sono ormai entrati nell'ordinario. «Gli oggetti più popolari sono idropulitrici ad alta pressione, articoli per il fai-da-te come trapani e seghe elettriche e droni, appunto. Tutti abbastanza normali - osserva Andreas - Ma ci sono anche cose particolari, che al momento dell'annuncio noi per primi pensavamo non potessero avere "mercato". Invece la realtà ci ha smentiti. Non c'è limite alla condivisione».

E i costi si ammortizzano - Poi, certo, il 95% è roba comune, al punto da rimanere lì in vana attesa proprio per questa ragione. D'altro canto, «i tempi di risposta degli utenti sono molto brevi. Si può trovare quello che si cerca davvero rapidamente. È anche un modo per guadagnare qualche soldo - conclude Andreas - e ammortizzare i costi sostenuti». Perché c'è chi l'acquisto cosiddetto inutile preferisce farlo comunque; e, per recuperare poi il denaro speso altrimenti  male, senza separarsi però da quel bene che ancora potrebbe venir buono, lo mette a disposizione degli altri a cifre modiche. Questione, in fondo, solo di punti di vista.

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Sharing economy delle piccole cose

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