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SVIZZERA«Doris Leuthard ha un'auto elettrica solo per l'immagine»

09.02.17 - 15:00
È il pensiero del presidente della direzione di Amag Morten Hannsesbo
«Doris Leuthard ha un'auto elettrica solo per l'immagine»
È il pensiero del presidente della direzione di Amag Morten Hannsesbo

BERNA - La consigliera federale Doris Leuthard ha come auto di servizio un'auto elettrica unicamente per questioni di immagine, l'ambiente non ne beneficia: ne è convinto il presidente della direzione di Amag, Morten Hannsesbo, secondo il quale i propulsori tradizionali hanno davanti a loro ancora un bel futuro.

«Viaggeremo ancora molto a lungo con i motori a combustione», afferma Hannesbo in un'intervista pubblicata oggi dalla Weltwoche. «Li vedo ancora almeno 30 anni sul mercato». Questo perché «sono molto convenienti, efficienti ed ecologici».

Ecologici? «Se si considera la fabbricazione, l'uso sulla strada e lo smaltimento finale le auto con motore tradizionale sono assolutamente comparabili a quelle elettriche», sostiene il manager di origini danesi.

Ma la ministra dell'ambiente Leuthard - argomenta l'intervistatore - sembra pensarla in modo differente, visto che ha optato come veicolo di servizio per una Tesla. «Questa è pura cura dell'immagine», risponde il 54enne. «Il bilancio ambientale di una Tesla non è necessariamente migliore di un moderno mezzo a benzina. Dipende con quale elettricità è stata caricata la Tesla».

I problemi di questo tipo di auto - prosegue Hannsesbo - sono la limitata autonomia della batteria e il valore delle occasioni, che cala fortemente. "È come con l'iPhone", spiega lo specialista, che in passato è stato a capo di Ford Svizzera. «Quando un nuovo modello arriva sul mercato i prezzi dei vecchi crollano».

Attualmente il problema principale è costituito dalle batterie, che però stanno diventando costantemente migliori: già fra cinque anni saranno più performanti di adesso e costeranno la metà.

Comunque secondo il CEO di Amag la grande tendenza futura della mobilità sarà la condivisione della vettura. In ultima analisi questo vorrà però dire che si consumerà di più: «Ci sposteremo maggiormente con l'automobile».

Hannsesbo parla anche dell'«incubo» dello scandalo sulle emissioni che ha interessato Volkswagen, uno dei marchi di Amag. Il manager è stato attaccato personalmente: l'azienda - sottolinea - non ha però nulla a che fare con la casa tedesca, è completamente indipendente.

Amag non era al corrente della truffa: ma la procura federale ha eseguito perquisizioni presso gli uffici della società e ha fatto una copia dei contenuti del computer di Hannsesbo. «Non troveranno nulla presso di noi, ma l'inchiesta allo Stato costerà parecchi soldi: una cosa totalmente inutile».

Secondo il numero uno di Amag non è inoltre giusto che la sua azienda sia presa di mira dalle associazioni dei consumatori. «Siamo una ditta privata svizzera, non una parte del gruppo Volkswagen. Abbiamo in questo Paese 5'400 dipendenti che lavorano duramente e che sono corretti. Non siamo mai stati implicati nello scandalo Volkswagen e non ne abbiamo mai saputo assolutamente nulla».
 
 

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