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ZURIGOTrump, economia svizzera tra timori e speranze

19.01.17 - 08:07
Il nuovo presidente ha minacciato a più riprese di rescindere singoli accordi di libero scambio e di reintrodurre dazi su determinati prodotti
Trump, economia svizzera tra timori e speranze
Il nuovo presidente ha minacciato a più riprese di rescindere singoli accordi di libero scambio e di reintrodurre dazi su determinati prodotti

ZURIGO - Dal nuovo presidente degli Stati Uniti l'economia svizzera si aspetta nel miglior dei casi che non cambi nulla, ossia una tendenza al rialzo. Se Donald Trump ricorrerà davvero a tutte le sanzioni che ha minacciato di adottare anche le aziende elvetiche ci rimetteranno.

Dalla sua elezione il tycoon è rimasto quello che era: imprevedibile. Altrettanto variabili sono le organizzazioni padronali svizzere nella loro valutazione sugli effetti che la presidenza Trump avrà sul loro settore.

"La speranza è che l'economia americana resti sulla strada della crescita", dichiara ad esempio Jan Atteslander della Federazione delle imprese svizzere Economiesuisse. "Perché sia così servono però mercati aperti e non un ritorno al protezionismo".

Ma alcuni rami temono proprio questo. Non a caso: Trump ha minacciato a più riprese di rescindere singoli accordi di libero scambio e di reintrodurre dazi su determinati prodotti, per esempio per le automobili che non vengono fabbricate negli Stati Uniti.

Una simile misura avrebbe conseguenze anche per l'economia elvetica: "se si va nella direzione protezionistica ne risentirebbe pure l'industria svizzera delle macchine, elettrotecnica e metallurgica" (MEM), afferma Ivo Zimmermann di Swissmem.

Ma questa è la variante più pessimistica. In linea di principio le prospettive sono buone: negli ultimi anni gli USA sono diventati il secondo mercato d'esportazione dell'industria MEM, spiega Zimmermann. "La nostra speranza è che eventuali misure protezionistiche abbiano effetti limitati e che le esportazioni continuino a svilupparsi in maniera positiva".

Anche le aspettative del settore farmaceutico sono variegate: "partiamo dal presupposto che gli Stati Uniti restino favorevoli all'innovazione e alla ricerca", dichiara all'ats Sara Käch di Interpharma. Inoltre qualora Trump dovesse davvero abbassare l'imposizione delle imprese tutte le aziende attive negli USA ne trarrebbero profitto.

D'altro canto il presidente eletto ha criticato aspramente l'industria farmaceutica per la sua politica dei prezzi. Per il ramo potrebbe anche avere conseguenze negative l'abolizione o la revisione del programma di assicurazione sanitaria introdotta da Barack Obama.

Si trovano invece in una situazione più confortevole le banche: Trump ha nominato ben tre ex banchieri di Goldman Sachs per il suo gabinetto. Inoltre ha lasciato intendere di voler nuovamente liberalizzare il ramo dopo la valanga di regolamentazioni seguita alla crisi finanziaria. Il repubblicano dovrebbe quindi rappresentare più un portatore di speranza che uno spettro. L'Associazione svizzera dei banchieri non vuole però prendere posizione.

L'industria orologiera si mostra alquanto indifferente: quello americano è il secondo il mercato d'esportazione più importante per il ramo, ma Trump non rappresenta un rischio particolare, sostiene Jean-Daniel Pasche della Federazione orologiera (FH). Tuttavia se dovesse introdurre dazi o revocare accordi di libero scambio potrebbe crollare il commercio mondiale, con risvolti anche per i fabbricanti di orologi svizzeri, già ora confrontati a un calo della domanda.

D'altro canto potrebbe rivelarsi vantaggioso per il settore orologiero e del lusso il fatto che Trump stesso ami il lusso. E se davvero dovesse abbassare le imposte ciò darebbe sicuramente una spinta al nostro ramo, ritiene Pasche.

Le aziende che riforniscono il settore delle costruzioni nutrono speranze nella nuova amministrazione. Imprese quali Sika e LafargeHolcim ne trarrebbero profitto se il nuovo presidente dovesse davvero investire massicciamente nell'infrastruttura americana. "Gli Stati Uniti hanno da anni una grande necessità di rinnovamento", aveva dichiarato recentemente il presidente della direzione Eric Olsen.

Al contempo gli osservatori mettono in guardia dal valutare in maniera troppo ottimistica gli effetti un simile programma sull'economia mondiale. Quella americana si trova infatti già in buone condizioni, scrive ad esempio Thomas Stucki della Banca cantonale di San Gallo. Trump subirà quindi la stessa sorte di molti presidenti: "chi rileva un'economia in buona salute, durante la sua permanenza alla Casa Bianca assiste a un declino congiunturale".

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