Basta fattura da 13 franchi per ogni ispezione a campione: ma le spese di sdoganamento cresceranno. Per tutti
LUGANO - Una bella notizia, esulta Erich Ettlin: che da mesi si batte affinché i costi dei controlli dei pacchi provenienti dall'estero non gravino sulle tasche dei consumatori. Il parlamentare Ppd ce l'ha fatta: la sua proposta è stata finalmente presa in esame e accolta, questa settimana, dalla Commissione dell'Economia, che ha convenuto su come 13 franchi da pagare ogni qual volta la merce venga ispezionata a campione siano troppi. Suggerendo, però, una terza via: che la spesa sia ripartita su più ampia scala, obbligando tutti a rimetterci e a versare una quota per finanziare il lavoro di chi opera nei centri di smistamento.
Una tassa più equa - Non una vera abolizione dunque: piuttosto una redistribuzione della somma che la Posta, delegata ai controlli in passato effettuati dai doganieri e spesati dalla Confederazione, non può che continuare a esigere. Al Consiglio degli Stati, ora, il compito di valutare se questa sia davvero una buona soluzione: alla luce di quelle che erano le iniziali obiezioni e petizioni di Ettlin, che pure si dichiara soddisfatto del risultato, parziale, ormai raggiunto. «Certo, se una persona viene controllata in dogana a bordo della propria auto, non deve pagare nulla - riflette - Ma la richiesta principale è stata esaudita: a pagare non saranno coloro che vengono ispezionati a caso».
Motivi di sicurezza - Così, le tariffe di sdoganamento potrebbero diventare più salate. Del resto, spiegava qualche mese fa il portavoce Olivier Flüeler, «da regolamento non abbiamo diritto a un rimborso da parte della Confederazione: dobbiamo emettere fattura al destinatario». E motivi di sicurezza impongono che la procedura non sia sospesa: «L'obiettivo è ovviamente quello di trovare merci illecite. Ci sono nazioni più a rischio di altre». Una su tutte? La Cina.