STATI UNITIChe affari con la marijuana

DENVER - C'è modo e modo di far fronte alla crisi. A Hotchkiss, un migliaio di abitanti in Colorado, ne hanno escogitato uno singolare. In difficoltà a causa del carbone sempre meno conveniente per le imprese, al punto che anche l'ex numero uno Peabody Energy -130 anni di attività - si avvia verso la bancarotta come già altri sei predecessori, ha deciso di rimpiazzare il business perduto con quello della marijuana.

Martedì i cittadini saranno chiamati alle urne per dire sì o no, alla luce di una petizione voluta da 32 firmatari. Se, come suppone il Wall Street Journal, il responso sarà positivo, i guai saranno finiti per questa minuscola cittadina la cui economia fino all'altro ieri si reggeva sul carbone. Si darà alla vendita di cannabis.

Pazienza se dovrà rinunciare a un pezzo della propria storia. Hotchkiss, qualcuno degli indigenti ancora lo sa, deve il nome a un «minatore», raccontano gli scritti della camera di commercio locale. Ma i tempi cambiano, gli interessi pure, gli affari vanno di conseguenza. Davanti ai 996 milioni di dollari incassati nel 2015 in Colorado, che nel 2014 a inaugurato il primo negozio degli Stati Uniti, 135 milioni dei quali finiti allo Stato sotto forma di tasse, non c'è stato neanche da pensarci su troppo. Il futuro è lì: nel commercio di marijuana, è andata sul sicuro Miss Mary Hockenbery, che dopo aver trasformato una chiesa in galleria d'arte ha deciso di aiutare la sua città proponendo agli abitanti di lanciarsi nel settore della droga.

Non se l'abbia a male il Presidente: un po' è "colpa" sua se è andata così. Il "Clear Power Plan" con cui Obama ha dichiarato guerra ai gas serra ha dato il colpo di grazia a una località che viveva dei proventi del carbone. A quel punto poi va così: ciascuno si arrangia come può.