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SVIZZERAImpossibile bloccare un acquisto cinese di Nestlé

16.10.17 - 10:46
«Per il momento la Svizzera può agire solo in certi settori strategici che toccano la sua sovranità, come per esempio gli armamenti» sostiene il professor Henry Peter
Keystone
Impossibile bloccare un acquisto cinese di Nestlé
«Per il momento la Svizzera può agire solo in certi settori strategici che toccano la sua sovranità, come per esempio gli armamenti» sostiene il professor Henry Peter

GINEVRA - La Svizzera non è attualmente in grado di bloccare l'acquisto di una importante azienda svizzera da parte di cordate straniere: lo sostiene Henry Peter, professore di diritto a Ginevra, secondo cui la Confederazione non potrebbe impedire ad esempio che Nestlé passi in mani cinesi.

«Nel nostro paese vi sono tendenze protezionistiche. Ma per il momento la Svizzera può agire solo in certi settori strategici che toccano la sua sovranità, come per esempio gli armamenti», afferma Peter in un'intervista pubblicata oggi da La Tribune de Genève e 24 Heures.

«Contrariamente a quanto accade negli Stati Uniti, in Germania o in Francia, in Svizzera non vi sono leve di potere più o meno occulte per bloccare un importante acquisto». Il paese è strutturalmente - ma anche culturalmente - molto meno in grado di intervenire.

Secondo il giurista l'idea avanzata da alcuni parlamentari UDC di dare al Consiglio federale la possibilità di veto su certe operazioni non è nuova. «Più di vent'anni fa si era pensato di inserire nella nostra legislazione la possibilità di bloccare un'acquisizione da parte straniera per salvaguardare l'interesse nazionale. La proposta era stata scartata dal parlamento. Oggi avremmo un voto simile? Non ne sono sicuro».

Per Peter si può effettivamente pensare all'istituzione di un'autorità di controllo, come quella ipotizzata dall'Ue. «Ma cerchiamo di essere cauti in questa volontà di salvaguardare gli interessi nazionali. Poiché un'attitudine troppo apertamente nazionalistica si opporrebbe al principio del libero accesso ai mercati esteri, per i cinesi in Svizzera come pure per gli svizzeri in Cina. E questo a meno di due anni dalla firma di un accordo di libero scambio commerciale con questo importantissimo paese», sottolinea l'esperto.

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