Con un "anno di pratica assistita" dopo il liceo anche chi non ha una formazione tecnica può scegliere le professioni dell'architettura o dell'ingegneria civile
MANNO - Perché mai porsi dei limiti, precludersi strade apparentemente inappropriate, che deviano dal percorso di studi già avviato. Anche chi al liceo ha optato per l'indirizzo umanistico può diventare un ottimo architetto o ingegnere civile. Basta un "anno di pratica assistita": formazione eventualmente obbligatoria per chi non ha alle spalle una maturità professionale tecnica nell’ambito delle costruzioni, ma che non deve diventare un disincentivo nel pregiudizio di chi vuole mettersi ancora e subito sui libri.
Un'esperienza sul campo, utile ad acquisire le conoscenze basilari come a capire, prima che sia tardi, se quella professione sia davvero adatta alla propria persona, nella realtà dei fatti e di uno studio dove disegnare interni o progettare strade. Dopo nove settimane sui banchi, infatti, ecco nove mesi di stage, scelto fra una rosa di suggerimenti della Supsi che propone tre opzioni: architetto, architetto d'interni e ingegnere.
Un'occasione, peraltro, per presentarsi a un datore di lavoro, ben prima del termine dei tre anni di studio previsti alla Supsi: alternativa altrettanto nobile di un'accademia o un politecnico, dove il percorso è più lungo e talora più anonimo, causa grandi numeri. «È un investimento di tempo, ma che offre grosse opportunità: permette di conoscere meglio la professione e di confrontarsi con una realtà molto pratica subito», riflette Davide Hess, responsabile del corso che si tiene ormai dal 2002. «Magari qualcuno si avvicina con un po' di titubanza, ma i riscontri avuti negli anni sono più che positivi». I posti sono solo 36; iscrizioni entro il 15 settembre, info www.supsi.ch/go/apa.