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SoftBank, inventore del robot umanoide, conferma che investirà nella smart mobility. Dall'altra parte, Uber smentisce ufficialmente le voci di un ritorno di Kalanick come ceo
TOKYO/SAN FRANCISCO - Da Pepper a... Uber. Ormai non è più solo un'indiscrezione: il colosso delle telecomunicazioni giapponesi SoftBank, che nel 2014 divenne celebre grazie al lancio del robot umanoide Pepper, ha confermato ieri l'intenzione di investire presto nella smart mobility.
L'occasione è stata offerta dalla pubblicazione dei dati trimestrali, presentati agli analisti. Il ceo Masayoshi Son ha ammesso di aver intavolato trattative sia con Uber, sia con l'analoga e concorrente Lyft. «Non abbiamo ancora deciso quale strada seguire, non posso dire ora quale sarà il risultato», ha detto, anche se fra le due la più probabile resta la prima.
Che, sempre ieri, dopo qualche giorno di forzato silenzio, ha provato a mettere a tacere le chiacchiere dell'opinione pubblica che paragonava Travis Kalanick a Steve Jobs, pronto come lui a ritornare alla grande alla testa del gruppo che l'ha silurato a giugno. «No - ha smentito ufficialmente la società - non tornerà a rivestire la carica di ceo».
