L'America ha lanciato il trend, ma ora ci ripensa e inizia a far retromarcia
NEW YORK - Parola d'ordine: flessibilità. Per anni, ce l'hanno inculcata nel cervello, raccontandoci di come fosse cosa buona e giusta; perché, applicata al mondo del lavoro con giustizia, cioè con contratto serio e opportunità di dividersi a "piacere" tra casa e ufficio, significava una migliore gestione del tempo, personale e professionale. Più serenità per il singolo, maggiori profitti per l'azienda, lungimirante al punto da sfruttare a beneficio di tutti i minuti altrimenti spesi in maniera sterile a spostarsi nelle ore di punta.
Ora, da quegli stessi Stati Uniti dove tutto è cominciato, prende però il via la marcia indietro. "Il capo ti vuole di nuovo in ufficio", titola il Wall Street Journal, segnalando la tendenza per cui nomi come Bank of America o Best Buy, fra i primi e più convinti sostenitori del telelavoro, stiano richiamando i dipendenti in azienda. In un anno, la percentuale di coloro cui era consentito lavorare parzialmente da casa, per una media di 3,1 ore al giorno secondo il dipartimento del lavoro Usa, è scesa del 2%, passando dal 24% al 22%. E promette solo di diminuire ancora.
Eppure, invertire la tendenza rischia di essere problematico, anzi controproducente. Addirittura «terrificante»: niente privacy negli openspace, troppo tempo perso in auto o sui mezzi pubblici, scrivanie d'improvviso anguste, stampanti da condividere e dividere. Vale a dire, tanto stress che potrebbe essere evitato e che pesa molto di più, su chi ormai ha imparato che l'alternativa esiste. Gli studi e l'esperienza parrebbero inoltre dire che uno di fianco all'altro non è poi troppo vero che si lavora meglio.
Il padrone, però, comincia a non pensarla più così. Convinta delle «tensioni creative» del lavoro di squadra, Ibm, per esempio, ha speso ben 750 milioni di dollari per riqualificare allo scopo i propri spazi, ripensati sulla base di un nuovo modello operativo. Se anche stavolta è vero che l'Europa finisce per copiare dall'America, non resta che attendere.
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