Cerca e trova immobili

CONFEDERAZIONEEssere indipendenti, oggi: così il sogno è diventato incubo

23.05.17 - 06:09
Dai contractor ai gig worker, viaggio tra chi è "libero" di lavorare troppo
Essere indipendenti, oggi: così il sogno è diventato incubo
Dai contractor ai gig worker, viaggio tra chi è "libero" di lavorare troppo

BERNA - Una volta erano quelli che non obbedivano a nessuno: lavoratori indipendenti, senza un capo né un padrone, fuorché se stessi. Ambizione, sogno, ancora forse una ventina d'anni fa o trenta. Poi, il tempo ha cambiato cose e aspirazioni. Alterato le opportunità.

L'inglese indora la pillola - Oggi fanno capolino due definizioni nuove; indorate dalla lingua inglese ribaltano costumi e aspettative. "Contractor", cioè colui che fornisce prestazioni a terzi e per tre quarti almeno a un mandante solo; vedi, per fare un esempio, i 23mila agenti contrattuali di Credit Suisse che si sommano ai 47mila impiegati interni. "Gig worker", che parimenti esercita un'attività indipendente ma con performance più occasionali e, spesso, brevi; bel nome che fa ormai da sinonimo a precario. 

Quando il 2% è pure troppo - In una Svizzera che oggi vanta, o lamenta, la percentuale più alta d'Europa quanto a «persone occupate che possono stabilire il proprio orario di lavoro», 11,7% contro una media del 5,% secondo l'ultima indagine europea sulle condizioni di lavoro pubblicata ieri sul sito della Segreteria di Stato dell'economia, sono rispettivamente il 2,5% e il 2%. Pochi, e in un altro senso tanti oppure troppi, al confronto con quel che era solo dieci anni fa e con quello, soprattutto, che significa.

Il riposo non è mai certezza - La declinazione moderna del lavoro indipendente è dunque diventata una deriva, nell'accezione deteriore del vocabolo. Essere indipendenti vuol dire da sempre lavorare ore in più, ma le nuove sotto-categorie vanno oltre. Se un dipendente elvetico è operativo, in media, 41,9 ore a settimana e l'indipendente 47,2, ecco che il contractor arriva a 48,8, il gig worker a 49,2: e secondo cadenze e ritmi, per di più, sensibili a cambiamenti repentini, che dunque incidono negativamente sulla salute sotto forma di impossibilità di organizzare riposo e/o svago.

Addio week end per il 90% - Ad addentrarsi poi nei numeri, la situazione si fa più complessa, diversificata e problematica: e condanna il gig worker a uno stile di vita tutt'altro che auspicabile, sulla carta. Quasi il 90% lavora sei o addirittura sette giorni a settimana: una rinuncia al week end che coinvolge invece il 70% dei contractor, il 52% degli indipendenti generici e neanche il 10% dei salariati. Il 39% supera le dieci ore al giorno, almeno dieci volte al mese (28% dei contractor, 20% degli indipendenti e 5% dei salariati); il 56% lavora regolarmente nel tempo libero e in questo caso non c'è partita neanche con i contractor (11%).

Oltre 10 ore al giorno: come annoiarsi? - Una cosa è sicura: non conoscono monotonia (12%). Casomai, ritmi di lavoro elevati (85%) e prestazioni professionali complicate (95%). E, nonostante tutto, si dicono motivati (68%) quanto un salariato e poco meno di un agente contrattuale (81%). Un fenomeno, fuor di dubbio, professionale e sociale, alla quale la Supsi ha dedicato studi che mettono in luce come il confine con il lavoro gratuito sia sempre più labile.

Coesione sociale a rischio - «Sin dal 2000 le ricerche si sono focalizzate sul fenomeno della flessibilità e del lavoro neo-indipendente come effetti delle nuove organizzazioni aziendali - spiega il professor Christian Marrazzi - Gli studi hanno messo in rilievo la fragilià e la precarietà che contraddistinguono la società dei lavori fino a far emergere la frontiera del lavoro gratuito». Che, lancia di seguito l'allarme Spartaco Greppi, docente e ricercatore presso il Dipartimento di scienze aziendali e sociali, «contribuisce a sviluppare la cosiddetta economia dei lavoretti. Vengono così a mancare i prelievi di imposte e contributi sociali su cui si fondano il funzionamento dello Stato e la coesione sociale». Eccolo lì, dunque: il sogno è a un passo dal diventare incubo. 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

The Osage 6 anni fa su tio
Vogliamo parlare poi dei paletti messi per acquisto di casa, fare il leasing (parlo per esperienza), e poi se rimani senza lavoro puoi solo andare (forse) in assistenza, poiché non hai diritto alla disoccupazione.

ste3990 6 anni fa su tio
Ma perché quando si parla di lavoro e di persone in carriera bisogna sempre utilizzare la foto di un uomo? Le donne non lavorano? Non sono indipendenti? Non fanno carriera? Non occupano posti dirigenziali? Perché non ci togliamo una volta per tutte questi pesanti stereotipi?

gokyo66 6 anni fa su tio
Al di la dei nuovi termini inglesi che fanno tanto "cool" la realtà è conosciuta da tempo, ma probabilmente nessuno lo aveva mai evidenziato come "news". La realtà è che chi è in proprio deve lavorare molto di più di un dipendente e l'illusione di "decido io quando stare a casa e quando lavorare" si scontra subito con la realtà e siccome non vuoi perderti quei clienti che hai acquisito con tanta fatica fai di tutto per soddisfarli, a scapito di vacanze, week-end e rapporti interfamiliari... Non parlo per esperienza, visto che sono un dipendente, ma ho tanti conoscenti e amici che vivono prorpio queste situazioni...

elvicity 6 anni fa su tio
Purtroppo corrisponde alla santa verità .. stranamente ancora nessun commento ... I am a gig worker... :-(
NOTIZIE PIÙ LETTE