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OLANDA«Italia fuori dall'euro? Staremo a vedere»

10.05.17 - 22:00
Mario Draghi in audizione al Parlamento olandese è stato protagonista di un acceso dibattito
Keystone
«Italia fuori dall'euro? Staremo a vedere»
Mario Draghi in audizione al Parlamento olandese è stato protagonista di un acceso dibattito

L'AIA - «Staremo a vedere». Si riassume con questa promessa, in un botta e risposta con un parlamentare, l'audizione ad alta tensione di Mario Draghi al Parlamento olandese, con un fuoco di fila di domande e critiche a tratti aspre sulle politiche della Bce, sull'Italia, sulla sostenibilità dei debiti pubblici.

Nella sua giornata a L'Aia Draghi ha cercato di schivare le domande più insidiose. Ma l'insistenza di alcuni parlamentari ha rischiato di far perdere le staffe al presidente della Bce, noto per il suo aplomb imperturbabile. Draghi ha difeso a spada tratta le scelte della Bce: non stanno creando bolle speculative, hanno risollevato l'inflazione e aiutato a creare quattro milioni di posti di lavoro. Anche se sull'inflazione «ancora non ci siamo», ha ribadito il presidente della Bce confermando la "forward guidance" che al momento non apre a un'inversione di politica monetaria. C'è anche il richiamo ai governi a prepararsi per quando la Bce riporterà i tassi a livelli normali e smetterà di comprare debito pubblico: farlo «non spetta alla Banca centrale»: chi deve intendere intenda.

Ma le parole Italia, debito, Paesi del Sud, fanno spesso capolino durante le circa due ore dello "scambio di vedute" con i parlamentari olandesi, rappresentanti di un Paese in surplus dove i tassi negativi e il quantitative easing di Draghi non godono di buona fama. Uno di loro, Tony van Dijck, dice che Draghi «non è un eroe in Olanda» come lo è invece per i paesi ad alto debito, ai quali la Bce avrebbe guadagnato tempo senza ottenere i risultati sperati in termini di riforme. «Non sono un eroe», ribatte con distacco l'italiano: il Qe ha tirato l'Eurozona fuori da una quasi deflazione.

È nella seconda parte della riunione che il dibattito si riscalda. Draghi a un certo punto è visibilmente accalorato. Un deputato richiama quanto il presidente della Bce scrisse a gennaio, e cioè che l'ipotesi teorica di un addio dell'Italia all'euro avrebbe innescato la restituzione immediata degli oltre 350 miliardi di euro di deficit del paese verso il sistema Target2 dei pagamenti fra le banche centrali dell'Eurozona. «Si possono dare tutte le risposte tecniche che si vogliono, ma il punto è che l'euro è irrevocabile e non intendo speculare su ipotesi che non hanno la minima base», è la replica di Draghi. L'insistenza sfiora il punto di rottura: «Staremo a vedere, allora», fa per concludere il parlamentare a cui Draghi non lesina un colpo di rimando: «Staremo a vedere, di sicuro». Gli scambi si fanno ancora più serrati quando le domande di altri parlamentari insistono particolarmente sull'ipotesi di una ristrutturazione dei titoli sovrani che la Bce ha in bilancio: «Ho risposto - è la replica piccata - vuole che dica cosa farei nel caso di irrealistiche ipotesi? Non lo dirò. Non voglio speculare su teorie che non hanno alcuna probabilità di divenire realtà, punto».

Cerca di stemperare la tensione Pieter Duisenberg, presidente della commissione Finanze: consegna a Draghi una lampada-tulipano a energia solare, «da osservare prima delle riunioni della Bce», scherza il figlio di Wim Duisenberg, primo presidente della Bce morto nel 2005. Ma non è chiaro quanto il dono, chiaro riferimento alla bolla finanziaria olandese e al denaro facile delle banche centrali che rischia di gonfiare i mercati, sia stato apprezzato.

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