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SVIZZERAOro e armi: i torbidi trascorsi dell'imprenditoria svizzera

25.04.17 - 10:25
Il Ceo di LafargeHolcim si dimette per gli accordi fra l'azienda (allora francese) e l'Isis in Siria. Nemmeno in passato non sono mancati gli scandali
Keystone
Oro e armi: i torbidi trascorsi dell'imprenditoria svizzera
Il Ceo di LafargeHolcim si dimette per gli accordi fra l'azienda (allora francese) e l'Isis in Siria. Nemmeno in passato non sono mancati gli scandali

ZURIGO - Eric Olsen, Ceo del gigante del cemento LafargeHolcim, a luglio lascerà il suo incarico. Il motivo sono i dubbi metodi impiegati dalla compagnia per assicurare l’attività di un cementificio a Jalabiya, nel nord della Siria. Un destino, quello degli scandali, condiviso in passato da altre grandi aziende svizzere. Eccone alcune.

Il caso LafargeHolcim

Lafarge è stata attiva a Jalabiya dal 2010 al 2014. Dopo lo scoppio della guerra civile, la zona di Jalabiya è stata controllata a tratti da gruppi islamisti radicali, fra i quali l’Isis. Per assicurare l’attività dell’impianto sono state decise anche misure «inaccettabili», conferma un rapporto della compagnia. In particolare è stato corrisposto denaro in cambio di protezione a dei gruppi armati. Come scrive l’ex capo della sicurezza della fabbrica in un libro, si erano verificati anche rapimenti di impiegati. Tutto ciò è avvenuto prima della fusione fra Lafarge e l’azienda svizzera Holcim. Questa pesante eredità tocca tuttavia anche la compagnia che ne è derivata: LafargeHolcim con sede legale a Rapperswil-Jona (SG). Con le sue dimissioni il CEO Eric Olsen vuole riportare la calma all’interno dell’azienda.

Panalpina

Il gruppo logistico Panalpina è stato attivo per anni in Nigeria. Le sue operazioni nel popoloso Paese africano erano estremamente lucrative. In particolare, l’azienda sbrigava formalità doganali per le compagnie petrolifere e del gas. Per velocizzarle non si risparmiavano le tangenti. Panalpina ha ammesso di aver pagato bustarelle per diversi milioni fra il 2002 e il 2007. L’affare le costò circa 300 milioni di franchi e portò Panalpina a ritirarsi dalla Nigeria.

Trafigura

L’azienda specializzata nel commercio di petrolio Trafigura è stata all’origine di uno dei peggiori scandali ambientali in Africa. Nel 2006 ha fatto smaltire circa 500 tonnellate di rifiuti tossici ad Abidjan, in Costa d’Avorio, ma i fetidi liquami sono finiti in discariche a cielo aperto. Secondo le autorità, i rifiuti tossici sono stati responsabili della morte di più di una dozzina di persone. Decine di migliaia di abitanti della città africana hanno dovuto essere sottoposti a cure mediche. L’azienda ha pagato alla Costa d’Avorio circa 200 milioni di franchi per rimuovere i rifiuti. Trafigura, tuttavia, ha rigettato qualsiasi responsabilità per lo scandalo. A seguito di un procedimento avviato nel Regno Unito, circa 31mila persone danneggiate hanno ricevuto risarcimenti per 33 milioni di euro.

Commercio di oro in Sudafrica

Una serie di banche svizzere intratteneva buoni rapporti con il regime responsabile dell’Apartheid in Sudafrica, bandito a livello internazionale. I loro affari si concentravano soprattutto sul commercio dell’oro, di cui il Paese africano è fra i maggiori produttori. A metà degli Anni ‘80 quasi la metà delle importazioni in oro della Svizzera arrivava dal Sudafrica, per cifre che raggiungevano i 10 miliardi di franchi l’anno. La portata del commercio d’oro con il Sudafrica è rimasta nascosta per anni. Il Consiglio federale ha blindato le relative statistiche così da evitare possibili azioni collettive contro banche svizzere o altre aziende attive un tempo nel Paese africano. Le cifre sono state rilevate solo nel 2009.

Oerlikon-Bührle

Risale a molto tempo prima l’affare Bührle. Nel 1968 si è scoperto che l’azienda Oerlikon-Bührle aveva falsificato certificati di esportazione e consegnato armi in Nigeria nonostante il divieto. Qui, fra il 1967 e il 1970 imperversava una sanguinosa guerra civile che ha causato la morte di oltre un milione di persone. Più tardi si è scoperto che la compagnia non ha esportato armi solo in Nigeria, ma anche in Sudafrica, Israele e Arabia Saudita nonostante i divieti esistenti. Con queste attività Oerlikon-Bührle ha incassato illegalmente circa 88 milioni di franchi. Il proprietario Dieter Bührle e tre coimputati sono stati condannati nel 1970. La pena per Bührle: 8 mesi di reclusione sospesi con la condizionale e una multa di 200mila franchi.

 

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