Altro che furto: si apriranno nuove prospettive per chi saprà aggiornare le proprie abilità, giura Manpower nello studio presentato al Wef che sfida gli allarmismi
DAVOS - Che cosa c'è ancora da dire sui robot che prendono il posto dell'uomo? Sulle macchine destinate a rubare il lavoro? Fermi un attimo: non mettetevi subito sulla difensiva. Qualcosa c'è e giunge addirittura dal Wef, autorevole interlocutore nel mondo economico: secondo cui, per dirla con un luogo comune, non tutto il male viene per nuocere.
Gli imprenditori scommettono ancora sulla gente - Stavolta la notizia è bella: la chiave di lettura inaspettatamente positiva. Dopo tanti allarmismi, scenari quasi apocalittici e inviti a cominciare a ritagliarsi spazio là dove l'intelligenza artificiale non arriva, nella speranza di insinuarsi negli angoli più remoti e ancora vergini, ecco che c'è chi è pronto a giurarlo: tutto questo "futuro" potrà farci anche tanto bene. Perché, chi per un motivo nobile chi meno, chi per risparmiare chi perché ha paura oppure ostinazione e resistenza al nuovo, non tutti hanno voglia di affidarsi ai computer, assicura Manpower al termine di un'indagine che ha coinvolto 18mila persone e 43 Paesi. E per tenersi il lavoro basterà dunque solo aggiornarsi.
Parola d'ordine: aggiornarsi (in tutta fretta) - Tre quarti delle imprese stanno investendo in training interno, il 44% sta reclutando personale - in carne e ossa - con nuove abilità e oltre un terzo si è rivolto a esperti esterni affinché trasferiscano competenze alla forza lavoro già esistente, giura lo studio: che parla di una vera e propria «skill revolution», per cui «aiutare le persone a fare l'upgrade delle proprie abilità e ad adatarsi a un mondo del lavoro che cambia velocemente sarà la "sfida" per definizione del nostro tempo». Chi ha le competenze giuste, chi no: «Questa polarizzazione dell'umanità non è un bene nè per la società, nè per l'economia: dobbiamo colmare il gap, è tempo di essere pronti alla risposta e alla responsabilità», riflette il ceo di Manpower Jonas Prising.
Velocissimi, verso l'ignoto (al 65%) - Impossibile stimare l'impatto che la tecnologia avrà: le previsioni si spendono e si contraddicono. Più lavoro, meno lavoro, nessun lavoro, un lavoro differente: di certo c'è che il 45% della gente oggi svolge professioni che potrebbe tranquillamente fare, e forse presto farà, una macchina. Ma non c'è da stracciarsi le vesti: a patto di sapersi adattare al nuovo (e non all'imprevisto) con una prontezza finora mai così necessaria e richiesta. Essere veloci come non mai: ecco che cosa chiede il futuro. Alla luce di un 83% degli imprenditori che, assicurano, non vuole licenziare o sostituire dipendenti: ma impiegarli in mansioni che, per il 65%, oggi nemmeno si lasciano immaginare. Vale a dire, non esistono.
Beati i creativi: ma le donne sono a rischio - Sarà il riscatto dei creativi: perché tutti possono fare lavori di routine, anche i robot. Ma nessuno sa fare come un altro ciò che richiede intelligenza emotiva e flessibilità cognitiva. Attività finanziarie, d'ufficio, amministrative o di vendita sono a rischio: e donne soprattutto, che in questi ambiti trovano prevalentemente impiego. Per il resto, tutto dipenderà non da ciò che si sa, ma da ciò che si saprà imparare. Dunque: non vale la pena crederci?