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GIAPPONEAziende senza erede: e il Giappone li adotta

12.01.17 - 12:00
Un record: il 98% delle adozioni coinvolge adulti invece di bambini, futuri manager di imprese e patrimoni milionari
Aziende senza erede: e il Giappone li adotta
Un record: il 98% delle adozioni coinvolge adulti invece di bambini, futuri manager di imprese e patrimoni milionari

TOKYO - Il numero è di quelli che sulle prime fanno impressione: eppure la realtà è tanto semplice, da vedere e da spiegare. In Giappone, addirittura il 98% delle adozioni coinvolge non i bambini ma gli adulti, di età prevalentemente compresa fra i 20 e i 30 anni: futuri manager di aziende altrimenti destinate a essere vendute a terzi, o alla peggio chiuse, dinnanzi alla mancanza di un figlio che ne raccolga l'eredità.

Per ovviare al problema, e in un certo senso alla vergogna, così gli imprenditori ricorrono a un'adozione legale: che formalmente garantisca la continuità familiare. Una pratica che ha una tradizione lunga e un fondamento nel codice civile, secondo cui il patrimonio deve essere affidato al primo nascituro maschio. O a un dipendente, in questo caso: che, in presenza di una figlia, ne diviene anche il marito, in un matrimonio combinato in cui l'uomo sia però disposto a cambiare il proprio cognome.

In lingua locale si chiama mukoyoshi: e ha garantito il nome a Toyota come a Suzuki, attualmente guidata dal quarto figlio consecutivamente adottato allo scopo . Stessa situazione anche alla società di servizi finanziari Matsui Securities, al quarto presidente adottivo.

Un fenomeno anacronistico e sotto qualche aspetto discutibile, ma che il Giappone sembra non volere - o non potere - abbandonare: alla luce anche di un indice di invecchiamento della popolazione che accenna solo a crescere. Davanti a un tasso di fertilità pari a 1,4 invece del 2,1 auspicato, esito di una maggiore dedizione delle donne alla carriera a scapito della famiglia, oggi il 25% degli abitanti è over 65: entro il 2060 si raggiungerà il 40%.

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