L'intelligenza artificiale sarebbe in grado di riconoscerlo dai tratti del viso: lo giura uno studio di due ricercatori cinesi
SHANGAI - Possibile che il male si nasconda nel volto? E neanche così bene, se oggi si cerca di leggerlo in maniera scientifica: di più, tecnologica.
Medico e antropologo, Cesare Lombroso lo giurava in tempi non sospetti, con la sua filosofia della criminalità per nascita e per aspetto fisico: guadagnandosi anche qualche sorrisino alle spalle e a volte pure in faccia. Adesso, però, viene ufficialmente riabilitato: dalla modernità e i suoi progressi. Perché l'intelligenza artificiale sarebbe in grado di individuare la propensione al delitto delle persone semplicemente analizzandone i lineamenti.
Novelli pionieri della teoria sono due ricercatori dell’Università Jiao Tong di Shanghai, Xiaolin Wu e Xi Zhang: con uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Arvix. Si attende il beneplacito accademico: quello che comunque per adesso risulta è che, analizzate 1.856 fotografie, le macchine sono state in grado di distinguere i condannati già in carcere per un reato dal resto degli uomini presi in esame.
Merito di un algoritmo, che avrebbe lavorato con una precisione dell'89%. Stabilendo un identikit specifico: gli occhi ravvicinati, in particolare, l'angolo formato fra il naso e la bocca e la curvatura del labbro superiore sarebbero segni inequivocabili o quasi. Contemplate, ovviamente, le eccezioni: perché non proprio tutto può essere scritto nel dna, conviene la scienza. Specie se si considera l'addestramento cui il computer viene sottoposto preliminarmente, che potrebbe portare con sé anche qualche pregiudizio "umano".