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CANTONEIo, il piastrellista più bravo della Svizzera

09.11.16 - 14:20
Ecco chi è Davide Donati, 22 anni, che a dicembre a Göteborg proverà a strappare anche il titolo di campione d'Europa
Io, il piastrellista più bravo della Svizzera
Ecco chi è Davide Donati, 22 anni, che a dicembre a Göteborg proverà a strappare anche il titolo di campione d'Europa

BROGLIO - Di stage ne ha fatti addirittura tre uguali, prima di decidere per il sì. «Perché bisognava essere sicuri», scherza oggi, ma neppure troppo. Era il 2009 e di una sola cosa Davide Donati, quarta media all'epoca, era certo: «Non volevo stare in ufficio: volevo usare le mani». Il resto era tutto ancora da capire.

Dalle piante ai pavimenti - Giardiniere, marmista. Poi le piastrelle, un po' per caso un po' per fortuna. Le ha posate per tre aziende locali, prima di iscriversi alla scuola di Bellinzona e cominciare l'apprendistato alla Bazzi di Losone. Dove lavora da allora, sette anni ormai: assunto senza esitazione. Facile, quando sei il più bravo della Svizzera. E magari pure dell'Europa.

«Faccio il mio lavoro e basta» - Ventidue anni da compiere fra cinque giorni, lui si fa schivo, minimizza. Non ne ha fatto parola nemmeno per gioco - figurarsi vanto - con i proprietari della casa sopra il cui terrazzo oggi è all'opera. «No, non credo proprio che lo sappiano», sorride, mentre immagina come potrebbe andare in Svezia. Quando, rappresentante rossocrociato per il suo settore, e unico ticinese in gara ai "campionati delle professioni", proverà a strappare anche il titolo di migliore d'Europa, dopo essersi aggiudicato quello elvetico due anni fa. «Quella volta non me l'aspettavo proprio, davvero. Facevo il mio lavoro e basta. Nemmeno badavo a chi mi stava intorno».

In trasferta col tifo al seguito - Euroskills, Göteborg, 1-3 dicembre 2016, 500 ragazzi e 26 Paesi. Davide sarà uno di loro e stavolta «un po' ci spero», confessa, mentre descrive una tabella di marcia che sembra un tour de force. Martedì 29 «partenza», mercoledì 30 «allestimento della postazione», giovedì, venerdì e sabato «lavoro, lavoro, lavoro»; domenica riposo, «ma sarò così stanco che non penso riuscirò a vedere molto la città». Se la farà raccontare magari dai genitori e la sorella, un anno più grande; dalla fidanzata che lo raggiungerà più tardi, al seguito per fare il tifo. «Loro sono felici per me. E non vedono l'ora di sapere come mi piazzerò», accenna.

Unico ticinese fra 19 svizzero-tedeschi - Non l'avrebbero mai detto, qualche anno fa appena. A dirlo, la prima volta, sono stati i professori. «In effetti, già agli esami di apprendistato avevo ottenuto il punteggio più alto di tutto il Ticino», ricorda. Poi si corregge: «Anzi, della Svizzera». Livelli, piombi, squadre, allineamento dei giunti: se gli domandi come ci è riuscito, elenca una serie di definizioni arcane che sommate diventano un numero. E con le quali si destreggia, a parole e con la forza delle braccia, con abilità riconosciuta a livello nazionale. Berna, 2014: due pareti, un pavimento. «Ho dovuto realizzare anche la croce della bandiera svizzera in 3D». Non c'è stata partita: ha trionfato lui, «unico ticinese fra 19 svizzero-tedeschi».

È la sera che ti dà soddisfazione - Niente campanilismi nella voce, per carità: mera cronaca. Il suo presente in fondo lui ama spiegarselo così: con i dati di fatto. E il piacere che lo prende ogni volta che porta a termine qualcosa: l'emozione che lo ha portato a scegliere e a non sbagliare. «Ho provato diverse professioni, ma questa era quella che mi attraeva di più». Motivo? «Perché a sera guardi il lavoro finito e sei soddisfatto». Quanto chi dà forma e colore a un'aiuola, del resto. Ma «no, non è la stessa cosa».

Presunzione? No, deformazione professionale - Non accetta obiezioni, mentre narra di come il mestiere è cambiato, anche solo da quando ha iniziato lui: novellino senza precedenti familiari. «Una volta le piastrelle erano quadrate e piccole. Adesso sono anche 3 metri per un metro e mezzo»: pesanti al punto che da soli non ce la si può fare. Ceramica, marmo, granito; finto sasso, effetto legno. «La migliore? Dipende dagli ambienti». Quelli su cui «sì, mi cade l'occhio, ogni volta che entro in una casa»: curioso di vedere se tutto è realizzato a perfezione, oppure c'è un errore grossolano. Non chiamatela presunzione: è inevitabile, e inoffensiva, deformazione professionale. 

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