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ZURIGO La borsa svizzera chiude in calo nel caos del dopo Brexit, SMI -3,44%

24.06.16 - 17:58
Brexit: venerdì nero, le borse europee bruciano 637 miliardi
La borsa svizzera chiude in calo nel caos del dopo Brexit, SMI -3,44%
Brexit: venerdì nero, le borse europee bruciano 637 miliardi

ZURIGO - La borsa svizzera si è un po' ripresa dopo un'apertura in profondo rosso (oltre -5%) alla luce del voto britannico sulla Brexit, con perdite che non si vedevano da gennaio 2015, quando la Banca nazionale aveva abolito la soglia minima di cambio con l'euro.

Limitando in parte lo shock iniziale l'indice dei valori guida SMI, dopo aver continuato ad oscillare intorno ai 7800 punti (circa -3%) nel primo pomeriggio su un mercato intriso di grande insicurezza, ha terminato a 7'747.18 punti, in flessione del 3,44% rispetto a ieri, mentre il listino globale SPI ha perso il 3,31% a 8'395.77 punti.

L'indice di volatilità, che mostra il nervosismo degli investitori, ha raggiunto in mattinata il livello più alto su un anno a quota 34,5 punti.

Investitori hanno parlato stamattina di vendite causate dal panico. Oltre alla grande insicurezza congiunturale, vi è stata poi anche una diminuzione dei prezzi del petrolio a influenzare i mercati. Nel pomeriggio a New York un barile veniva scambiato a 47,54 dollari (-5,13%).

"Nessuno prevedeva che i britannici uscissero veramente (dall'Ue, ndr). Ora c'è un immenso bisogno di sicurezza", ha detto un trader. Si è trattato di un "effetto a catena", secondo un analista.

Rimangono da vedere gli influssi che avrà questa decisione sullo sviluppo congiunturale in Gran Bretagna, in Europa e nel mondo. Per contrastare l'insicurezza generale, la Banca centrale europea (Bce) si è detta stamattina pronta a iniettare liquidità in euro e in altre valute per far fronte ai contraccolpi della Brexit. Affermazione analoga a quella del governatore della Bank of England, Mark Carney, secondo cui l'istituto non esiterà a prendere misure addizionali ed è pronto a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline; e simile alla posizione della Federal Reserve, pronta anch'essa a fornire liquidità, in dollari, attraverso i canali esistenti con le banche centrali, se necessario.

Sul piano politico, in attesa di risposte europee dirette alla Brexit, il premier britannico David Cameron ha annunciato in mattinata le sue dimissioni. Ha tuttavia assicurato che sarà ancora primo ministro per i prossimi tre mesi e che verrà organizzata in ottobre l'elezione del nuovo leader del partito conservatore.

Tornando al mercato azionario elvetico, tutti i titoli dello SMI hanno chiuso in negativo. A registrare le perdite più consistenti, in termini percentuali, sono state le grandi banche: Credit Suisse in testa (-13,94% a 11.24 franchi), seguita da UBS (-11,17% a 13.60 franchi) e Julius Baer (-8,95% a 40.59 franchi).

Ma a soffrire molto sono stati anche i titoli maggiormente sensibili alla congiuntura. Adecco (-11,17% a 52.90 franchi) e LafargeHolcim (-8,60% a 39.74 franchi) appartengono inoltre alle grandi aziende svizzere con la più alta quota d'affari con il Regno Unito. Fanno parte di questo gruppo anche gli assicurativi Zurich (-5,69% a 227.00 franchi) e Swiss Re (-5,00% a 80.80 franchi), che hanno sofferto in particolare della volatilità dei mercati.

Le perdite minori sono state invece registrate dal peso massimo difensivo Nestlé (-1,17% a 71.50 franchi), da Syngenta (-1,19% a 373.50 franchi), Givaudan (-1,27% a 1'861.00 franchi) e Novartis (-1,56% a 75.75 franchi). Tutti gli altri titoli dello SMI hanno perso oltre il 2%. Ciò dimostra ancora una volta come i pesi massimi difensivi - Roche ha perso un po' più delle altre due (-2,23% a 241.00 franchi) - siano ancore di stabilità sul mercato azionario elvetico.

Anche le altre principali borse europee hanno registrato durante la giornata perdite consistenti, in primis quella di Milano, che ha segnato un crollo storico: Piazza Affari ha chiuso con l'indice Ftse Mib in caduta del 12,48% a 15.723 punti, sotto soglia 16.000. È il maggior calo mai registrato a Milano, superiore anche a quello del 7,57% registrato l'11 settembre 2001 dopo l'attacco alle Torri Gemelle.

Nel mercato internazionale da notare la Borsa di Tokyo, che ha incassato il tonfo peggiore da aprile 2000 e l'ottavo di sempre: in una sola seduta, con il panico scatenato dalla Brexit, il Nikkei ha bruciato 1.286,33 punti (-7,92%), crollando a quota 14.952,02, ai minimi del 2016 e degli ultimi 20 mesi.

L'effetto Brexit ha colpito anche Wall Street, seppure in modo più contenuto rispetto alle principali borse del Vecchio Continente. Il mercato azionario di New York verso le 17:30 (svizzere) ha proseguito la seduta in negativo con pesanti perdite: il Dow Jones cedeva il 2,75%, il Nasdaq il 3,28% e l'indice S&P500 il 2,86%.

Per quanto riguarda i mercati valutari, l'intervento della Banca nazionale svizzera (BNS) e il suo annuncio di stamattina di nuovi acquisti di valute ha allentato la pressione sulla moneta elvetica, che aveva registrato un picco a 1,0624 franchi per un euro verso le 07:00. La sterlina ha da parte sua raggiunto livelli inediti in mattinata, fino al rapporto di una moneta britannica scambiata per 1,3229 dollari (oltre -10%), il livello più basso dal 1985.

L'uscita del Regno Unito dalla Ue è costato oggi alle borse europee oltre 637 miliardi di euro.

Bruciati 637 miliardi - A tanto ammonta la capitalizzazione bruciata, nel venerdì nero dopo l'esito del referendum sulla Brexit, se si guarda al calo dello Stoxx Europe 600. L'indice, che comprende 600 società quotate sui mercati di 18 Paesi del Vecchio Continente, ha perso in una sola seduta l'8,62% mandando in fumo una bella fetta della capitalizzazione della vigilia (7.394 miliardi di euro giovedì).
 


 
 

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