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REGNO UNITORivolta anti-Ue, sì di Cameron al referendum

14.05.13 - 08:46
Il primo ministro britannico ha dato il via libera ad una bozza di proposta di legge che apra la strada ad un referendum sull'Ue, da tenersi entro il 2017
Foto d'archivio (Keystone)
Rivolta anti-Ue, sì di Cameron al referendum
Il primo ministro britannico ha dato il via libera ad una bozza di proposta di legge che apra la strada ad un referendum sull'Ue, da tenersi entro il 2017

LONDRA - Il sì alla fine arriva da Washington, poco dopo aver visto Barack Obama. Il primo ministro britannico David Cameron ha dato il via libera ad una bozza di proposta di legge che apra la strada ad un referendum sull'Ue, da tenersi entro il 2017.

È la risposta del premier messo sotto pressione da una parte del partito conservatore che chiede maggiore impegno e rassicurazioni sulle sue intenzioni rispetto all'Ue. Il motivo, quest'ultimo, della 'rivolta' esplosa a Londra mentre Cameron era negli Stati Uniti per incontrare Obama, da cui ha ricevuto man forte per la sua strategia sull'Europa. Ma non è bastato.

A Londra Cameron ha lasciato una bufera che è continuata a infuriare per tutta la giornata, dopo che due ministri del suo governo avevano ammesso che sì, se il referendum sull'Ue si tenesse oggi, loro voterebbero per l'uscita del Regno Unito dall'Unione. Cameron non ha nascosto la sua irritazione, ma, nel tentativo di contenere la 'ribellione', appena atterrato a Washington ha reagito: "Non credo che lo status quo nell'Ue oggi sia accettabile. Io voglio cambiarlo e una volta cambiato voglio porre ai cittadini britannici un semplice quesito, dentro o fuori". In altre parole: a noi serve un'Europa diversa e a noi più consona, ma prima del 2017 il referendum non si fa.

È la prima volta che due componenti del governo di tale rango (il ministro della difesa Philip Hammond e dell'istruzione Michael Gove) prendono pubblicamente questa posizione. Ma solo dopo un montare della tensione innescata prima dallo straordinario successo elettorale del partito euroscettico Ukip (che ai conservatori ha sottratto consensi a destra e che i sondaggi danno ora al 18%), poi da una seria di 'esternazioni' da parte di autorevoli nomi del gotha Tory che nei giorni scorsi avevano lanciato un chiaro appello: si trovi rapidamente il modo di uscire dall'Ue.

Quindi i backbenchers, i veri e propri 'ribelli' del Parlamento, che a Cameron sull'Europa non hanno mai smesso di dare filo da torcere. La loro costante attività sottotraccia ha trovato il suo sfogo mettendo addirittura in discussione il Queen's speech, il discorso della regina con cui il governo illustra le sue priorità per i prossimi 12 mesi, contestato proprio perché non menziona una legislazione che apra la strada al referendum. Per questo avevano proposto un emendamento con una mozione da votare ai Comuni. Uno schiaffo politico per Cameron, che ai suoi aveva chiesto di astenersi.

Da Washington poi è arrivato il rimprovero del leader del partito e premier, a chi si chiede di affrettare i tempi sull'Europa: "Così è come gettare la spugna" prima ancora di aver provato a cambiare le cose dall'interno, "meglio usare le energie per vincere le elezioni" nel 2015 spiega l'entourage di Cameron. E a dargli man forte ha trovato oggi il presidente degli Stati Uniti in persona, Barack Obama, dal quale era andato a parlare anche di libero scambio Usa-Ue, per Londra un obiettivo prioritario.

"Per quel che riguarda le relazioni tra Regno Unito e Unione Europea, avrebbe senso cercare di aggiustarle prima di decidere di romperle. È di enorme importanza per gli interessi degli Stati Uniti che il Regno Unito

continui a far parte della Unione europea", ha detto Obama in conferenza stampa, fornendo quindi un'autorevole sponda all'alleato David.

ats

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